Evoluzione dei consumi, “Il vino che verrà” secondo Uva Sapiens
Qual è il vino che verrà? Tra modifiche delle dinamiche dei consumi e cambiamenti climatici, il mondo del vino sta attraversando un momento di rivoluzione. Gli scenari che si sono aperti negli anni successivi alla pandemia presentano non poche difficoltà per i produttori vitivinicoli. Tra consumi in discesa per via della maggiore attenzione alla dieta e alla salute e la ricerca di vini meno alcolici e piú facili da bere, bisogna interrogarsi in quale modo possa evolvere il settore perché possa sopravvivere. Già sopravvivere, perché chi sta fermo senza cercare alternative al proprio modo di produrre senza porre attenzione a cosa richiede il mercato è destinato, presto o tardi, a soccombere.
Di questo è ben consapevole Uva Sapiens, società di alta consulenza tecnica e specialistica nel settore vinicolo, che in occasione del suo primo decennio, durante due cene rivolte alla stampa specializzata ha analizzato “Il vino che verrà”.
Durante le cene, la prima a Palermo, la seconda a Catania, è stata condotta l’analisi e la comunicazione del mondo del vino, in particolare quello italiano, visto da diverse angolature. Ne è emerso che gli ingredienti del vino che verrà devono essere la multidisciplinarietà e la contaminazione proveniente da altri settori.
Dell’approccio multisettoriale e innovativo hanno fatto una filosofia di lavoro i tre soci di Uva Sapiens, Mattia Filippi, Umberto Marchiori e Roberto Merlo. Per i tre soci lo stimolo migliore per il loro lavoro arriva dalla voglia di capire quali siano oggi e quali saranno nel prossimo domani le condizioni produttive ma anche percettive e culturali in cui perpetuare il mondo del vino. E per farlo, non cercano risposte solo all’interno della cultura del vino intesa come tecnica specifica, ma si sono aperti a mondi e settori diversi da cui trarre contaminazioni positive, stimoli e anche provocazioni, superando il forte limite della compartimentazione delle competenze e dei servizi di consulenza nel mondo del vino.
«Per noi di Uva Sapiens – ha spiegato Mattia Filippi durante la cena di Palermo al ristorante DoBa – il vino rappresenta oggi più che mai una forza capace di evolvere grazie al contributo di tante competenze diverse oltre che a un approccio sì tecnico ma anche e forse soprattutto umanistico. Questo è il momento di “buttare la palla in avanti” per esplorare nuove soluzioni e costruire nuove consapevolezze in quello che rappresenta oggi un tempo che ci impone di mettere in discussione i vecchi paradigmi ed aprirci a nuovi scenari».
«Se oggi nel mondo si sta affermando l’intelligenza artificiale – ha detto Filippi – noi vorremmo di contro essere dei portatori sani di un’intelligenza naturale. Come? Semplicemente mettendo al servizio dei clienti i dati raccolti nel nostro primo decennio di esperienza per apportare un’evoluzione culturale positiva e costruttiva rispetto ai tempi e alle sfide che il settore vinicolo sta vivendo».
Il vino, per come lo intendiamo oggi, per Uva Sapiens, si trova ad un bivio: o entrerà a far parte del mondo delle “bevande”, cadendo inevitabilmente nel vortice delle tendenze e delle mode che ne determineranno i nuovi connotati identitari, oppure, anche in virtù dell’evidente calo dei consumi, il vino diventerà ancor più vino dell’eccellenza parte di un più ampio processo culturale che farà da volano per le diverse aree produttive da cui proviene.
Il team di lavoro di Uva Sapiens guarda al vino come figlio di un’intera filiera così da consentire una visione più alta e olistica, unica via per approcciarci ad una viticoltura sempre più consapevole ed “ecologica”. «La coltivazione della vite, infatti, – ha osservato Filippi – prevede una connessione profonda tra natura e uomo, e solo attraverso una visione di questa tipo potremmo rispondere alle sfide dei tempi moderni. Pensiamo ad esempio alla conservazione del paesaggio, alla gestione della risorsa idrica, alla necessaria assistenza ai suoli intesi come organismi che vanno nutriti e alimentati: sono queste tutte tematiche che solo con un approccio, come sostiene l’olismo, che vede nel “tutto” un risultato maggiore e differente della mera somma delle parti, potrà portare la vigna e più in generale l’intero terroir ad essere interpretato come un soggetto dotato di una vitalità propria, in continua evoluzione ma soprattutto alla ricerca di una continua equilibrio con l’ambiente circostante. Da qui la nostra responsabilità e il nostro ruolo di divenire, in modo sempre più strutturato e consapevole, dei facilitatori attivi di questo processo».
© Copyright 2024 – Tutti i diritti riservati Sicilia Verde Magazine