Discovery Grillo, diverso per terroir ma sempre identitario della Sicilia
Descrivere tutte le sfumature che il Grillo può assumere negli innumerevoli terroir in cui i viticoltori siciliani hanno deciso di metterlo alla prova è davvero un’impresa ardua. L’enorme varietà e complessità dell’universo Grillo è stata messa a fuoco dal Consorzio di Tutela dei vini a Doc Sicilia che al vitigno autoctono siciliano ha dedicato una due giorni organizzata tra Marsala e Alcamo intitolata “Discovery Grillo” e destinata alla stampa specializzata.
Dietro a ciascuna etichetta, un terroir diverso e una diversa interpretazione. Perchè, come spiegano gli esperti, il vitigno è dotato di una notevole intelligenza adattativa. Di certo, quello prodotto a due passi dal mare sulle sabbie rosse del Trapanese, vanta una tradizione più lunga. Da componente degli uvaggi del blasonato Marsala, ormai da anni é stato scelto per la realizzazione di vini monovarietali in cui il vitigno si esprime con le sue caratteristiche più note ed apprezzate. Proprio per questo motivo i produttori che coltivano il Grillo in circa mille ettari tra Petrosino, Mazara del Vallo e Marsala, spingono affinchè in etichetta di questa Doc Sicilia possa essere indicata la denominazione “Petrosino” come Unità Geografica Aggiunta (Uga). Ci vorrà almeno un anno, però, perchè la modifica al disciplinare possa essere prima approvata dal Consiglio di Amministrazione del Consorzio di tutela e poi possa concludere la complessa trafila burocratica che passa dall’Assessorato regionale all’Agricoltura, dal Ministero delle Politiche Agricole e infine dallla Commissione Agricoltura della Ue.
Il vitigno, che insieme al Nero d’Avola è considerato identitario della vitivinicoltura siciliana, ha già ampiamente dimostrato una grande plasticità e capacità di adattamento a suoli, microclimi, altitudini ed esposizioni molto diverse. Ma riesce anche a stupire per la sua versatilità considerate le diverse tipologie di vino a cui può dare origine. Si va infatti dagli spumanti (sia con Metodo Classico che Martinotti) ai vini fermi, per finire ai passiti. Non è un caso, quindi, che il Grillo, vitigno autoctono per eccellenza, è diventato eccezionale ambasciatore di un’intera isola: ogni anno che passa si distingue tra i vitigni che hanno conosciuto maggiore crescita, in virtù di caratteristiche qualitative e di versatilità uniche per profumi, struttura e vivacità. Sebbene con espressioni diverse, il Grillo riesce a regalare in ogni aerea dell’isola una versione di sé riconducibile alle sue caratteristiche varietali e che, come conviene a un fenotipo nato e cresciuto in Sicilia, è in grado di creare in ogni contesto un’interessante sinergia.
I numeri parlano più di ogni altra cosa. Nel 2021 sono state prodotte oltre 21 milioni di bottiglie di Grillo Sicilia Doc, con un balzo del 26 per cento in più rispetto 2020.
«Il Grillo – commenta Antonio Rallo, presidente del Consorzio Vini Doc Sicilia – si distingue tra le oltre 70 varietà autoctone della regione e si distingue sicuramente tra i vitigni che hanno conosciuto maggiore crescita negli ultimi anni e per questo bisogna riconoscere al vitigno il possesso di caratteristiche qualitative e di versatilità uniche. Sia sui mercati nazionali che su quelli internazionali possiamo definirlo un vero e proprio caso di successo».
Ma il Grillo che origini ha? Frutto di un incrocio ben studiato o di un tentativo premiato dalla casualità? Non si sa. Quello che è certo, e le indagini molecolari sul Dna lo hanno dimostrato, è che il Grillo è nato dall’incrocio tra Catarratto (Lucido) bianco e Zibibbo o Moscato di Alessandria. In letteratura, poi, la “nascita” di questo vitigno è attribuita al barone Antonio Mendola, fine studioso e genetista che ha realizzato numerosi incroci tra i genitori del Grillo, ottenendo il Moscato Cerletti e/o Catarratto Cerletti. È stato lo stesso Mendola a indicare la data di nascita del Grillo nei suoi diari: “Seme di Catarratto bianco fecondato artificialmente col Zibibbo nella fioritura del 1869 nel mio vigneto Piana dei Peri presso Favara; raccolto a 27 agosto dello stesso anno; seminato in vaso a 3 marzo 1870 e nato verso il 20 maggio … e così ebbi il piacere di gustarne i primi grappoli nell’autunno 1874. Dedico questo pianta al chiarissimo Ing.G.B.Cerletti, direttore della stazione enologica di Gattinara”.
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