Olio d’oliva, i divieti del nuovo Dpcm azzerano vendite a bocca di frantoio

Olio d’oliva, i divieti del nuovo Dpcm azzerano vendite a bocca di frantoio

Addio all’acquisto dell’olio d’oliva extravergine a bocca di frantoio. La tradizionale usanza diffusa in gran parte della Sicilia, in questo 2020 da dimenticare, non può essere mantenuta a causa delle limitazioni agli spostamenti imposte dall’ultimo Dpcm ai siciliani. E questo si traduce, in pratica, nel blocco quasi totale della commercializzazione dell’olio nuovo, in pieno svolgimento in queste settimane.

In Sicilia, zona arancione, sono vietati gli spostamenti da un comune all’altro, cosa che impedisce di fatto ad un consumatore che abita, ad esempio, a Palermo o Trapani città, di spostarsi in provincia per l’acquisto diretto al frantoio, pratica molto diffusa nell’isola dove si preferisce rivolgersi direttamente ai produttori locali piuttosto che agli scaffali dei supermercati. I divieti stanno colpendo soprattutto i produttori della provincia palermitana, vista la chiusura (di fatto) del grande mercato del capoluogo.

Antonino Cossentino, presidente della Cia Sicilia Occidentale

«Bisogna mantenere in tutti i modi possibili la tradizione dell’acquisto direttamente al frantoio dopo avere assistito alla molitura. E non solo per preservare il rapporto diretto tra produttore e consumatore, ma soprattutto perché diversamente si metterebbe in seria crisi il settore olivicolo. I nostri produttori in questi primi giorni di “lockdown soft” si sono mostrati disponibili a recapitare l’olio a domicilio, ma in molti casi il potenziale cliente ha rifiutato questa opzione, perché preferisce prenderlo direttamente nei frantoi che sono sparsi nei comuni della provincia», dichiara Antonino Cossentino, presidente della Cia Sicilia Occidentale (Palermo/Trapani).

olio

In Sicilia, regione arancione, la limitazione negli spostamenti ha avuto ripercussioni sui prezzi che nelle ultime giornate hanno subìto qualche calo rispetto a 15 giorni, sia nel Palermitano che nel Trapanese.

A campagna di raccolta entrata nel vivo, nei frantoi di Partinico, il prezzo è passato dai 7 euro delle previsioni ai 6 euro attualmente pagati alla bocca del fratoio. All’ingrosso, invece, il costo di un chilo di olio si aggira tra i 5 e i 5,50 euro. Nell’area delle Madonie, il prezzo resta maggiore per la scarsità del raccolto di quest’anno: il prezzo è di 7,50/8 euro litro e di 5,20 euro all’ingrosso.

A Castelvetrano, dove l’annata non è andata male, il costo è di 6 euro/litro alla bocca del separatore e di 5,20 all’ingrosso. Nella zona di Alcamo e in tutta la fascia Nord della provincia trapanese, infine, resta confermato il prezzo di 7 euro litro, che in alcuni casi arriva anche a 8; mentre all’ingrosso i prezzi sono di 5,10 euro/chilo per il convenzionale e di 5,60 euro/chilo per il biologico.

«Il prezzo resta comunque troppo basso e non ripaga gli sforzi economici degli olivicoltori. Il mercato – aggiunge Cossentino – è condizionato purtroppo dai prezzi che i consumatori trovano al supermercato, prezzi che sono inverosimili per un olio extravergine di oliva. I produttori delle nostre zone riescono a realizzare un prodotto di eccellente qualità, che in Italia non teme nessun confronto con altri areali di produzione in cui l’olio viene venduto ad 10 euro al litro».

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