Raccolta prodotti: pochi stagionali, ma ora si può ricorrere a parenti e affini

L’allarme è stato lanciato già da qualche settimana: nelle campagne italiane servono oltre 350mila operai agricoli. I lavoratori stagionali, per lo più stranieri, sono tornati a casa già da più di tre mesi, terrorizzati dal diffondersi del Coronavirus in Italia. E nel breve periodo non potranno nemmeno tornare. Le aziende agricole, insomma, rischiano di restare in braghe di tela proprio alla vigilia della campagna di raccolta.
Aiuto nei campi da parenti e affini
Un aiuto viene comunque dal provvedimento previsto dal governo nazionale all’interno del decreto Cura Italia. Di che si tratta? “Per garantire la disponibilità di alimenti e sopperire alla mancanza di manodopera – spiega una nota diffusa ieri da Coldiretti – potranno collaborare nei campi anche i parenti lontani fino al sesto grado, in una situazione in cui molti sono senza lavoro, reddito e con difficoltà anche per la spesa”. Per fronteggiare i problemi di manodopera scaturiti dall’emergenza Coronavirus, il decreto prevede “che le attività prestate dai parenti e affini fino al sesto grado non costituiscono rapporto di lavoro né subordinato né autonomo, a condizione che la prestazione sia resa a titolo gratuito”.
Potranno dunque collaborare alla raccolta dei prodotti agricoli anticipata dal caldo inverno anche nonni, genitori, figli, nipoti, suoceri, generi, nuore, fratelli, zii, cugini, figli di cugini, cugini dei genitori e figli dei cugini dei genitori, fratello/sorella del coniuge, zio del marito rispetto alla moglie e viceversa, cugino/a del marito rispetto alla moglie e viceversa. Si tratta di una prassi molto diffusa in agricoltura nel passato quando anche lontani parenti – ricorda la nota di Coldiretti – tornavano in fattorie, cascine e masserie di famiglia in occasione delle campagne di raccolta più importanti, dalla vendemmia alla raccolta delle olive, per collaborare attivamente e ricevere magari in cambio frutta, verdura, olio o vino.
«Una partecipazione che negli ultimi anni era praticamente scomparsa anche per i vincoli burocratici ed amministrativi e che ora è stata resa urgente dalla stretta degli ingressi alle frontiere che ha fermato l’arrivo nelle campagne italiane di lavoratori dall’estero dai quali dipende un quarto dei raccolti nazionali», afferma il Presidente nazionale di Coldiretti, Ettore Prandini, il quale sottolinea anche che «occorre un intervento a livello comunitario per creare corsie verdi alle frontiere interne dell’Unione Europea per la circolazione dei lavoratori agricoli al fine di garantire gli approvvigionamenti nella filiera alimentare».
A livello nazionale il Cura Italia prevede nello specifico – spiega Coldiretti – l’estensione dal quarto al sesto grado del rapporto di parentela/affinità per l’utilizzo in modo meramente occasionale o ricorrente di breve periodo di parenti ed affini (art. 105 d.l. 18/2020) disciplinato originariamente dall’articolo 74 della legge Biagi. Un intervento positivo per le attività agricole, e relative attività connesse, che consente di avvalersi di una platea più ampia di soggetti in una situazione in cui con l‘emergenza Coronavirus è diventato – precisa Coldiretti – più difficile il reperimento della manodopera per le necessità produttive.
Il nodo irrisolto dei voucher
«È ora necessaria una radicale semplificazione del voucher agricolo che possa consentire da parte di cassaintegrati, studenti e pensionati italiani lo svolgimento dei lavori nelle campagne. Questo, in un momento in cui scuole, università attività economiche ed aziende sono chiuse e molti lavoratori in cassa integrazione potrebbero trovare un’occasione di integrazione del reddito proprio nelle attività di raccolta nelle campagne», continua il presidente Prandini. «Il momento attuale – osserva – rende necessaria una radicale semplificazione per favorire la diffusione di uno strumento con importanti effetti sull’economia e il lavoro e che si era dimostrato valido nel favorire l’occupazione e l’emersione del sommerso».
Mancheranno all’appello i lavoratori stranieri
Con il blocco delle frontiere rischiano di mancare all’appello i 370mila lavoratori regolari stranieri che arrivano ogni anno dall’estero e che in Italia trovano regolarmente occupazione stagionale in agricoltura, fornendo il 27% del totale delle giornate di lavoro necessarie al settore. Secondo le elaborazioni Coldiretti, che ha collaborato al Dossier statistico Immigrazione 2019, la comunità di lavoratori agricoli più presente in Italia è quella rumena con 107.591 occupati, davanti a marocchini con 35.013 e indiani con 34.043, che precedono albanesi (32.264), senegalesi (14.165), polacchi (13.134), tunisini (13.106), bulgari (11.261), macedoni (10.428) e pakistani (10.272).
Sono numerosi i “distretti agricoli” del Nord dove i lavoratori immigrati rappresentano una componente bene integrata nel tessuto economico e sociale, come nel caso – evidenzia Coldiretti – della raccolta delle fragole e asparagi nel Veronese, della preparazione delle barbatelle in Friuli, delle mele in Trentino, della frutta in Emilia Romagna, dell’uva, delle mele, delle pere e dei kiwi in Piemonte, dei pomodori, dei broccoli, cavoli e finocchi in Puglia fino agli allevamenti da latte e ai caseifici della Lombardia.
A rischio perfino l’autosufficienza alimentare europea
Un problema che riguarda tutti i grandi Paesi agricoli dell’Ue dove complessivamente mancano quasi un milione di lavoratori agricoli stagionali per le imminenti campagne di raccolta, dalla Germania alla Francia, dalla Spagna all’Italia. Il rischio è che l’Unione Europea perda quest’anno l’autosufficienza alimentare e il suo ruolo di principale esportatore mondiale di alimenti per un valore di 138 miliardi di euro con un surplus commerciale nell’agroalimentare di 22 miliardi.
Proroga dei permessi di soggiorno in scadenza
In Italia il ministero delle Politiche agricole è intervenuto per il varo della proroga dei permessi di soggiorno per lavoro stagionale in scadenza, al fine di evitare agli stranieri di dover rientrare nel proprio Paese proprio con l’inizio della stagione di raccolta nelle campagne. Secondo la circolare del Ministero degli Interni, la proroga durerà fino al 15 giugno e riguarda i permessi di soggiorno in scadenza dal 31 gennaio al 15 aprile ai sensi dell’articolo 103 comma 2 del d.l. 18.