Imu, agriturismi esclusi dall’acconto. Non si paga niente per ruderi in F2

I proprietari degli immobili destinati ad agriturismo sono esentati dal pagare la prima rata di acconto dell’Imu 2020 che è in scadenza il 16 giugno prossimo. Lo ricorda il sottosegretario all’Agricoltura Giuseppe L’Abbate, citando l’articolo n. 177 del Decreto Rilancio che è ora in discussione a Montecitorio. Il provvedimento interessa oltre 23 mila aziende agrituristiche che, a causa dell’emergenza Covid-19, hanno subìto un forte calo di prenotazioni. Il settore dell’agriturismo, da anni sempre in crescita e meta preferita degli stranieri (la cui domanda corrisponde al 59% dei pernottamenti complessivi), per il 2020, secondo le stime Ismea, farà registrare una perdita complessiva di circa 970 milioni di euro, pari al 65% del fatturato.
«Compensare la totalità delle perdite già registrate e che, inevitabilmente, si andranno a registrare nei mesi a venire sarà impossibile – ammette L’Abbate – ma sono diverse le azioni che il Governo sta portando avanti per aiutare le imprese agrituristiche, attraverso aiuti finanziari e un sostegno alla spesa delle famiglie italiane».
L’esenzione della prima rata di acconto dell’Imu 2020 in scadenza il 16 giugno, vale per tutti i proprietari degli immobili a vocazione turistica, inclusi villaggi vacanze, ostelli della gioventù, affittacamere, bed&breakfast, residence e campeggi che risultino anche gestori dell’attività.
Sempre in tema di fabbricati rurali, per quanto riguarda quelli diruti o con il tetto crollato va ricordato l’importante pronunciamento della Corte di Cassazione dello scorso anno. Il giudice di ultima istanza, con la sentenza 10122 depositata l’11 aprile 2019, ha affermato che i ruderi, non avendo rendita non possono essere assoggettati a Ici o Imu.
La suprema Corte ha però riferito il proprio pronunciamento a ruderi, fabbricati collabenti, unità immobiliari fatiscenti o parzialmente demolite e tutte quelle costruzioni, insomma, che sono talmente degradate da non essere più in grado di produrre reddito e che sono state iscritte nella categoria catastale fittizia F2 (a rendita zero). Sia chiaro: l’iscrizione dei ruderi al catasto sotto questa categoria non è obbligatoria, ma lo diventa, se per essi non si vuole pagare la tanto odiata tassa sugli immobili.
La Corte di Cassazione ha escluso inoltre la possibilità di imporre l’imposta sul valore venale del terreno su cui insiste il rudere, quella che in gergo tecnico si definisce area di sedime.
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