Lotta al lavoro nero, al via due start up di migranti: produrranno ortaggi

Lotta al lavoro nero, al via due start up di migranti: produrranno ortaggi

Contrastare la diffusione dell’economia sommersa, del lavoro nero, della discriminazione razziale e del caporalato. Sono questi gli obiettivi di un progetto finanziato nel 2022 dall’Ufficio Speciale Immigrazione dell’assessorato regionale al Lavoro e alla Famiglia, e che adesso a Catania sta dando i primi frutti.

In mezzo ettaro di orto sociale, tra il litorale della Plaia e la zona industriale di Catania, sta crescendo il futuro di alcuni migranti. Nella terra messa a disposizione dall’Istituto tecnico agrario Eredia saranno loro stessi a pianificare lo sviluppo virtuoso di due nuove realtà produttive. Nei prossimi mesi gestiranno due start-up, il loro obiettivo è farle crescere in autonomia e a lungo termine.

Motore di questa iniziativa un raggruppamento di partner pubblici e privati che di fatto hanno realizzato una rete forte e qualificata: il Centro Per l’istruzione degli adulti Catania 2 Cpia – che è soggetto capofila – l’Istituto tecnico agrario Eredia, la Cisl, la Coldiretti, la cooperativa dei salesiani Col, il Cir, Consiglio italiano per i rifugiati.

«Abbiamo proposto di realizzare questa attività alla Regione Sicilia nel 2021: è stata approvata dall’allora assessore regionale Antonio Scavone e si è concretizzata con la collaborazione della dirigente Rita Vitaliti del Cpia e della dirigente Giusy Lo Bianco dell’Istituto Eredia», spiega Francesco Cauchi, coordinatore dell’iniziativa finanziata dalla Regione Siciliana con i fondi Fse Pon Inclusione 2014/2020. «Si tratta un progetto – continua Cauchi – che non avrà una fine e che rappresenta l’inizio di molte altre opportunità di accoglienza a Catania. Questo luogo, infatti, può diventare un punto di riferimento e accogliere altri migranti con regolare permesso di soggiorno motivati a far nascere altre imprese sociali in co-housing e co-produzione».

Le farm in via di sviluppo oggi contano 10 mila cespi tra lattughe, broccoli, sedano, cavoli, ai quali si aggiungono un campo di piselli e fave e una coltivazione che di patate. Saranno recuperate prossimamente anche delle serre che al momento versano in stato di abbandono. 

Il primo raccolto è previsto per l’inizio della prossima primavera. Il gruppo operoso di migranti, giorno dopo giorno, sta scoprendo i diritti del lavoro, le tecniche agrarie, le normative del settore, le logiche di gestione dei budget per la produzione e la commercializzazione di ortofrutta. Presto sarà costituita una cooperativa sociale che offrirà ulteriore lavoro e concorrerà all’assegnazione dei fondi previsti dai bandi pubblici regionali, nazionali ed europei. Con il supporto di Coldiretti i prodotti raccolti entreranno nei mercati a chilometro zero della città di Catania.

L’iniziativa etnea è innovativa perché genera contemporaneamente imprenditorialità, accoglienza e inclusione socio-lavorativa di persone provenienti da paesi terzi.

Nel 2021, dopo l’emanazione della legge 199/2016 contro il caporalato, erano 260 le inchieste giudiziarie aperte dalle procure italiane. Nel frattempo sta crescendo tra i migrati l’impulso a lavorare in proprio per salvaguardare la situazione occupazionale e creare valore nel territorio che li ospita. Tanto che a fine 2020 le imprese gestite da lavoratori di origine straniera in Italia hanno raggiunto quota 631.157 con un incremento del 2,5%.

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