Vino, la qualità secondo Pietracava: solo monovarietali e presto anche in bio

Solo vini monovarietali e presto la certificazione bio. Per PietraCava, azienda vitivinicola familiare di Butera nel Nisseno, il percorso della qualità è segnato già dal 2004. Da quando Domenico Ortoleva, motivato dai ricordi giovanili di quando il vino si faceva alla vecchia maniera, ha iniziato il processo di trasformazione dell’azienda con l’obiettivo di renderla competitiva. In questa avventura lo affiancano la sorella Mariella, brand manager aziendale, e il biotecnologo Antonino, figlio di Domenico, e direttore commerciale della cantina ma allo stesso tempo molto impegnato nell’innovazione tecnologica.

Dal 2004 a ora è stato un susseguirsi di aggiustamenti e miglioramenti: dalla prima etichetta il Chiarchiaro che portava il nome lungo e difficile da pronunciare della contrada in cui crescono le vigne, per passare al nuovo progetto grafico per le etichette e all’adozione del nuovo brand aziendale: PietraCava. Un nome, quest’ultimo, ispirato dal ritrovamento di numerosi massi cavi affiorati durante i lavori per gli impianti dei vigneti.
Il primo successo arriva nel 2016 quando un fino ad allora sconosciuto Manaar, un Nero d’Avola riserva, conquista la medaglia d’argento al Concours Mondial de Bruxelles. Qualche giorno prima del riconoscimento ottenuto in quello che si può definire uno dei piú importanti contest internazionali dedicati al vino, venne scoperto durante un tasting alla cieca con l’Associazione Italiana Sommelier. Camuffato anonimamente tra vini come Brunello, Chianti e Taurasi, venne fuori per piacevolezza nelle alzate di mano dei degustatori.

Ma veniamo alle caratteristiche aziendali. PietraCava, situata a Butera in contrada Chiarchiaro, è adagiata sul versante sinistro del torrente Comunelli, ad un’altitudine media di quasi 400 metri sul livello del mare in un contesto agricolo in cui le condizioni climatiche e morfologiche del terreno ricco di carbonato di calcio hanno creato un terroir particolare in cui riescono a coesistere vitigni autoctoni come Inzolia, Grillo, Moscato Bianco e Nero d’Avola, e varietà internazionali come Chardonnay, Sauvignon Blanc, Syrah, Cabernet Sauvignon.
L’azienda é estesa 22 ettari, di cui 21 vitati; benchè abbia una potenzialità maggiore, finora si é fermata a 30 mila le bottiglie. «La decisione di aumentare la quota di imbottigliato arriverá presto, non appena la rete vendita si sarà meglio strutturata», ha spiegato Mariella Ortoleva durante la presentazione dell’azienda e dei vini alla stampa specializzata.
Quattro le linee dei vini in produzione.
– I Monili: pietre preziose che con la loro semplicità rappresentano la vita e il suo valore, in etichetta stilizzate per ricordare che sono caratteristiche della zona. Ne fanno parte “Millelune” (Inzolia), “Bacc’Auri” (Chardonnay), “Nelumbo” (Nero d’Avola rosé), “Septimo” (Nero d’Avola) e “Òneiros” (Syrah).
– Le Luci: riferimento per nulla velato al territorio della Sicilia, baciato dal Sole e dal suo calore, espressi nella grafica delle etichette come “pioggia di luce” che batte sul territorio. Vi appartengono proprio “Pioggia di Luce” (Grillo), “Neofos” (Sauvignon Blanc) e “Manaar” (Nero d’Avola Riserva).
– Le Terrecotte: a cui fanno capo due vini che non fanno solo acciaio, ma che trascorrono parte del loro tempo in contenitori di terracotta o di legno, le barriques di rovere francese. Sono “Idria” (Chardonnay) e “Kalpis” (Cabernet Sauvignon).
– I Camei: leggerezza e stile a rappresentare i vini del cuore, dello stare insieme in modo felice. Freschezza e armonia che generano spensieratezza. “Sofalè” (Moscato Bianco) è il vino dell’amicizia.