Misure salva-agricoltura, ecco cosa prevedono Regione, Stato ed Europa

Mai come in questo momento eccezionale di emergenza sanitaria ed economica, ci si è accorti come leggi, regolamenti, iter burocratici e rigidi parametri di riferimento, si siano in realtà trasformati da garanzie di trasparenza e correttezza amministrativa, in catene che bloccano gli interventi necessari a dare ossigeno al sistema economico.
Tante le promesse e le rassicurazioni, finora rimaste tali. Che cosa stanno facendo, ai vari livelli, le istituzioni publiche per dare un concreto sostegno alle imprese agricole? Regione, Stato e Unione Europea stanno cercando di mettere in campo ciascuno qualcosa. Ma siamo ancora ben lontani dal soddisfare le aspettative delle migliaia di agricoltori in difficoltà. A distanza di un mese mezzo dall’imposizione del lockdown, vediamo allora cosa bolle in pentola.
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Per tutte le piccole e medie imprese agricole e zootecniche che non potranno sfruttare gli strumenti finanziari nazionali previsti dal Dl Liquidità e non rientrano negli interventi comunitari (Piano Sviluppo Rurale), la bozza di manovra finanziaria della Regione siciliana all’articolo 8 comma 10 prevede una dotazione di 20 milioni di euro per il concorso nel pagamento degli interessi per prestiti agrari di conduzione a 18 mesi e per prestiti agrari per capitale di esercizio e/o investimenti a 72 mesi.
Che le piccole e medie imprese rappresentino l’ossatura principale del sistema agricolo, agroalimentare e agrituristico della Sicilia, alla Governance regionale è molto chiaro. Tant’è vero che la Giunta guidata da Nello Musumeci, lo scorso 7 aprile ha deliberato lo stato di crisi per l’agricoltura isolana. Ma se l’obiettivo è supportare prioritariamente il tessuto produttivo agricolo e zootecnico regionale, questo 20 milioni di euro previsti nella manovra finanziaria potrebbero servire a ben poco. Tutti gli imprenditori agricoli sanno bene, infatti, come sia difficile fare scucire soldi alle banche: cosa già difficile per le imprese solide, quasi impossibile per quelle che non sono in bonis e che, purtroppo, costituiscono la grande parte del panorama agricolo siciliano. Venti milioni, quindi, che rischierebbero di non essere spesi e di restare come residui nelle casse della Regione. Ecco perché, secondo, molti, sarebbe opportuno che il il governo regionale prevedesse l’intervento a garanzia, un po’ come previsto nazionalmente dal Dl Liquidità.
Qui Roma. Interventi statali per le aziende agroalimentari
E più adatte alla situazione di emergenza – ma non per questo di facile attuazione – sembrano le misure contenute nel DL Liquidità.
Con l’obiettivo finale di sostenere le imprese con sede in Italia e colpite dall’epidemia da Covid-19, è prevista, infatti, la concessione di garanzie a titolo gratuito in favore di banche, di istituzioni finanziarie nazionali e internazionali e degli altri soggetti abilitati all’esercizio del credito in Italia per accendere prestiti della durata non superiore a 6 anni, con la possibilità per le imprese di avvalersi di un preammortamento di durata fino a 24 mesi. Escluse dal beneficio le “imprese in difficoltà” alla data del 31 dicembre 2019 e con esposizioni deteriorate presso il sistema bancario alla data del 29 febbraio 2020.
L’importo del prestito non può superare il 25% del fatturato 2019 o il doppio dei costi del personale dell’impresa relativi al medesimo anno (come risulta dal bilancio ovvero da dati certificati se l’impresa non ha approvato il bilancio). O ancora, non può superare il fabbisogno per i costi del capitale di esercizio e per i costi di investimento nei successivi 12 mesi (imprese con numero di dipendenti non superiore a 499) o 18 mesi (piccole e medie imprese).
Qualora l’impresa abbia iniziato l’attività successivamente al 31 dicembre 2018, si farà riferimento ai costi del personale attesi per i primi due anni di attività, come documentato e attestato dal rappresentante legale dell’impresa. La garanzia dello Stato copre il 90% dell’ammontare di ciascuna operazione finanziaria, con un massimale di 5 milioni di euro.
Nell’articolo 13, comma 11, viene disposto, poi, che le misure relative al Fondo centrale di garanzia Pmi si applicano, in quanto compatibili, anche alle garanzia disposte da Ismea favore delle imprese agricole. A tal fine l’Istituto, per il 2020, può contare su uno stanziamento di 100 milioni di euro.
Qui Bruxelles. Dall’Unione europea misure insoddisfacenti
Infine, la tanto rissosa, contestata e sopravvalutata Ue. Di fronte all’emergenza Coronovirus la Commissione europea ha dato risposte apparse a tutti decisamente poco soddisfacenti. Gli agricoltori si aspettavano di più, certamente.
Nessun fondo ad hoc, né iniezioni di liquidità straordinarie dedicate al mondo agricolo. È stato innalzato, è vero, il tetto degli aiuti di Stato in regime di de minimis, ma è un intervento che può tornare utile agli agricoltori di quegli Stati membri che possono disporre di risorse sufficienti da destinare all’agricoltura. E l’Italia non sembra essere tra questi.
Tra le misure, l’avere dato disco verde al possibile aumento delle anticipazioni sui premi Pac, fino al 70% degli aiuti del primo pilastro (aiuti a superficie) e all’85% per quelli del secondo pilastro (investimenti).
Intervento di un certo interesse, ma pur sempre limitato a un numero ristretto di beneficiari, è l’opportunità offerta alle Regioni di utilizzare i loro programmi di sviluppo rurale e le restanti risorse finanziarie per mitigare l’impatto socio-economico della crisi e aiutare gli agricoltori ad affrontare le sfide emergenti. In particolare, per le aziende che hanno in corso investimenti con il Psr 2014-2020, sarà possibile, previa rimodulazione finanziaria e attivazione di misure finanziarie, disporre di nuovo capitale circolante. Ma sulla cifra da rimodulare verso questo intervento, ancora non si è deciso nulla.
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