In serra operai a 3 euro al giorno? Pirrè: Falso, qui non ci sono schiavisti

In serra operai a 3 euro al giorno? Pirrè: Falso, qui non ci sono schiavisti

Tre euro per una giornata di lavoro nelle serre del Ragusano? La reazione di Antonino Pirrè, presidente di Confagricoltura Ragusa, è di pieno sdegno: «Si tratta di un’affermazione grave, infondata e lesiva della reputazione del comparto ortofrutticolo ragusano. Un’affermazione che arriva in piena fase di emergenza, proprio mentre le nostre imprese sono impegnate in uno sforzo produttivo straordinario per garantire frutta e verdura agli italiani e non solo». A lanciare la pesante e inquietante accusa nei confronti delle aziende agricole del Ragusano, era stata la presidente dell’Associazione donne romene in Italia, Silvia Dumitrache, che nel corso della trasmissione radiofonica Sportello Italia di martedì 14 aprile, aveva parlato ripetutamente di situazioni di sfruttamento e caporalato diffuse e ai limiti della sopravvivenza. Alla richiesta da parte del conduttore radiofonico di fare qualche esempio, la presidente dell’Associazione donne romene aveva citato esplicitamente le serre di Vittoria, dove si coltiva il pomodorino.

«Attacchi simili alla reputazione delle nostre imprese agricole – continua Pirrè – sono inaccettabili, a maggior ragione se sferrati senza alcun dato certo, concreto e verificato, ma facendo riferimento a video e inchieste giornalistiche vecchie di anni. Mi sento, anzi, di poter affermare con assoluta certezza che in provincia di Ragusa non esiste alcuna azienda che paga i lavoratori con queste cifre balorde e da schiavisti. In più, come Confagricoltura Ragusa, da tempo ci siamo dotati di un codice etico a tutela dei diritti del lavoro».

Antonino Pirrè, presidente di Confagricoltura Ragusa

Perfino il conduttore della trasmissione radiofonica aveva pensato a un banale errore e che i tre euro potessero essere riferiti all’ora (cifra che non è comunque quella contrattuale) e non al giorno. Alla richiesta di una conferma, la Dumitrache aveva ribadito che non si trattava di dati vecchi, ma di numeri attuali, e che tale trattamento verrebbe riservato tanto ai lavoratori stranieri che italiani.

La cosa ha fatto sobbalzare dalla sedia molti titolari di aziende agricole del Ragusano. E anche il presidente di Confagricoltura Ragusa, che adesso racconta: «Abbiamo contattato la signora Dumitrache per chiedere nomi e cognomi degli imprenditori agricoli che pagherebbero cifre così assurde e fuori dal mondo e per invitarla a venire a visitare le nostre aziende per verificare come stanno realmente le cose. Confagricoltura Ragusa, infatti, è da sempre in prima linea nella lotta al caporalato e per il rispetto dei diritti umani nelle campagne».

Pirrè riferisce poi che la signora Dumitrache non è stata in grado di fornire alcun nome e ha ritrattato la sua affermazione sull’attualità dei numeri rilanciati in diretta nazionale; numeri che, spiega il presidente di Confagricoltura Ragusa, «si riferirebbero ad un’inchiesta del 2017 fatta dal The Guardian, che aveva come oggetto lo sfruttamento sessuale nelle campagne. Questa inchiesta del giornale inglese, a sua volta, si basava su una ricerca universitaria del 2015 riportata dal The Observer, settimanale domenicale di proprietà dello stesso gruppo editoriale del Guardian. Quindi numeri estrapolati da inchieste giornalistiche datate e riferite a temi diversi da quello del lavoro e che, da quello che ci risulta, non hanno mai avuto sviluppi giudiziari».

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