Florovivaismo siciliano al collasso: mannaia-Coronavirus sul fatturato 2020

Mercato fermo, totale azzeramento delle manifestazioni dedicate al florovivaismo, chiusura dei mercati ambulanti rionali, numerose disdette provenienti dal mercato estero, legate alla disinformazione e a fenomeni di opportunismo e concorrenza sleale: questa la condizione del mercato florovivaistico in Sicilia, come nel resto d’Italia.
«Abbiamo appena fatto il punto con i soci che operano nel settore che ci riferiscono di un crollo totale del mercato, con numeri che si avvicinano al 100%. Occorrono interventi straordinari e urgenti da parte del governo per sostenere l’intero comparto florovivaistico», afferma Antonino Pirrè, presidente di Confagricoltura Ragusa.
A dura prova poi anche il florovivaismo marsalese. Per i florovivaisti lilybetani l’emergenza Coronavirus è arrivata nel momento clou della stagione per la produzione e commercializzazione di piante e fiori. Le vendite sono crollate e ci saranno serie ripercussioni sui redditi aziendali, visto che questi sono i mesi più importanti per la produzione e la vendita di fiori recisi e piante per la formazione del fatturato annuo 2020. Nel solo giorno di mercoledì 11 marzo in cui si è svolto a Marsala il mercato organizzato dalla Cooperativa Agricola “Il Contadino”, la più importante asta della Sicilia occidentale, sono andati in fumo, o meglio nella spazzatura, quasi 150 mila euro di prodotto: migliaia di rose di ogni varietà, lilium, tulipani, gerbere, alstroemeria, lisianthus, fresie e margherite.

Perdere la stagione primaverile per gran parte dei florovivaisti significherebbe dire addio al 60% circa dei ricavi annuali dell’intero sistema, con perdite che potrebbero arrivare addirittura al 100% per i produttori che si dedicano a produzioni esclusivamente primaverili.
Massima allerta, dunque. Tant’è che da Agrinsieme, il coordinamento che riunisce Cia-Agricoltori italiani, Confagricoltura, Copagri e Alleanza delle Cooperative Agroalimentari ha inviato nelle ore scorse al ministro Teresa Bellanova una lettera per chiedere interventi immediati.

«È chiaro che i fiori e le piante in questo momento non sono beni di prima necessità – riconosce Pirrè – ma lo sono per i produttori, che hanno già investito per produrre e mettere a disposizione del mercato un prodotto di prima qualità».
Il florovivaismo italiano, è bene ricordarlo, con una superficie coltivata di 29mila ettari, 27mila aziende produttrici e 100mila persone impiegate, produce un giro d’affari di circa 2,5 miliardi di euro l’anno, per un valore che rappresenta oltre il 5% della produzione agricola totale.
«È fondamentale lavorare – osserva il presidente di Confagricoltura Ragusa – per consentire che il comparto del florovivaismo possa beneficiare di moratorie su mutui, finanziamenti e pagamenti per le aziende, cassa integrazione per i lavoratori in deroga alle attuali regole, rinvio del pagamento dei contributi previdenziali e delle imposte, sostegno al reddito per i soci produttori delle cooperative; è inoltre fondamentale garantire lo sblocco dei pagamenti dei contributi per le aziende in graduatoria di Pif e Psr che hanno già sostenuto gli investimenti e, al termine del periodo di emergenza, portare avanti un’ampia campagna di sensibilizzazione della popolazione».