Agrumi, la Sicilia sceglie la via del rigore nella lotta al mal secco

Parte in Sicilia la crociata contro il mal secco che sta falcidiando i limoneti dell’Isola. Dopo l’allarme lanciato nelle scorse settimane da produttori e forze politiche e le sollecitazioni ad adottare misure più incisive da parte del Comitato fitosanitario nazionale, l’assessore regionale all’agricoltura Edy Bandiera ha dato disposizioni al Servizio Fitosanitario regionale affinché le misure obbligatorie di contenimento, controllo e profilassi decise a livello ministeriale oltre vent’anni fa (D.M. 17 aprile 1998 Disposizioni sulla lotta contro il Malsecco degli agrumi «Phoma tracheiphila»), vengano applicate con rigore e senza alcuna deroga in tutte le aree della Sicilia gravemente contaminate. Insomma la lotta senza quartiere al mal secco in Sicilia si può dire partita.
La situazione appare molto grave a livello locale in estese aree delle province di Messina, Catania e Siracusa. E la circostanza ha spinto la Regione ad adottare – così come prevede il decreto nazionale – misure più restrittive per ostacolare la diffusione del fungo che rischia di mettere in ginocchio numerose aziende agricole del comparto agrumicolo.
E così l’assessorato Agricoltura della Regione Siciliana, previo confronto con il Servizio Fitosanitario del Mipaf che provvederà a girarlo anche a tutti gli altri Servizi Fitosanitari regionali, ha adottato nuove e stringenti misure fitosanitarie di protezione obbligatorie – che si aggiungono a quelle già imposte a livello nazionale – per contrastare sul territorio regionale, l’introduzione e la diffusione del Plenodomus tracheiphilus (così si chiama adesso l’agente del mal secco) che si sta progressivamente e pericolosamente estendendo agli impianti agrumicoli sensibili circostanti ai numerosi focolai.
Potatura di risanamento, estirpazione, bruciatura, disinfezione delle ferite provocate da agenti atmosferici avversi, protezione con reti di copertura, trattamenti alla chioma delle piante, sono soltanto alcuni degli interventi obbligatori per le aree gravemente contaminate (quelle dell’allegato B del decreto regionale) e che rappresentano pericolose fonti di inoculo o sono particolarmente ricettive all’infezione. «Abbiamo a cuore la tutela e la salvaguardia degli agrumeti siciliani che rappresentano una tra le più importanti risorse del territorio», afferma l’assessore per l’Agricoltura Edy Bandiera.
«Tramite il Servizio Fitosanitario Regionale – continua Bandiera – vigileremo affinchè vengano rispettate tutte le prescrizioni, applicando, in caso di inosservanza, le sanzioni amministrative previste per legge».
Negli agrumeti caratterizzati da grave e diffusa sintomatologia, in concomitanza con un evidente stato di abbandono, per esempio, sarà possibile ordinare l’estirpazione dell’intero impianto o di parte di esso. «I soggetti inadempienti – spiega l’assessore – qualora beneficiari di una misura di sostegno alla produzione, verranno segnalati ad Agea per le valutazioni di competenza». In pratica dovrebbe essere sospesa l’erogazione dei contributi, se non addirittura il recupero di quelli già erogati.
Resta attivo nel frattempo, con scadenza prevista per il prossimo 31 ottobre, il bando della Misura 5.2 del Psr Sicilia 2014-2020 che destina 10 milioni di euro, con un contributo del 100% a fondo perduto, alle aziende agricole danneggiate dal virus della Tristeza degli agrumi e dal mal secco. Il contributo a fondo perduto servirà a riportare gli agrumeti siciliani nelle condizioni di efficienza nella quali si trovavano prima della diffusione del virus della Tristeza o del mal secco. Coperti, tra gli altri, i costi per la distruzione e l’estirpazione delle piante infette, lo smaltimento del materiale di risulta dell’impianto arboreo danneggiato, l’acquisto e il reimpianto di varietà di piante resistenti o tolleranti.
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