Marchio “Biologico italiano”, Italia Bio: oltre al cibo c’è di più

La “bandiera culturale” del modello biologico italiano. Così Italia Bio immagina il marchio “Biologico italiano” che, pur non avendo ancora vista materialmente la luce benché istituito nel 2022, può finalmente rappresentare un modello unico nel suo genere. Un modello che, oltre all’efficienza complessiva della rete delle aziende e di tutto il sistema di supporto della ricerca e innovazione, attinge ai valori della tradizione culturale e del paesaggio del sistema rurale italiano. Un modello, insomma, che consente di unire alla qualità delle produzioni biologiche, il racconto di un territorio dalla bellezza millenaria e che costituisce il sistema rurale nazionale. Proprio quel territorio che però presenta grosse criticità: fatto da piccoli comuni (oltre 5 mila sul totale di 8 mila) con una popolazione inferiore a 5 mila abitanti e che sono a rischio di “desertificazione sociale”. Da Siracusa ad Aosta le comunità locali sono vittima del nuovo “esodo rurale 4.0” ed esposte alle diseconomie di un settore agricolo il cui prezzo dei prodotti è mediamente inferiore al costo di produzione.

Ecco perchè secondo Italia Bio il marchio “biologico italiano” non dovrebbe limitarsi ad essere solo “un segno distintivo di qualità e sicurezza, a tutela delle eccellenze agroalimentari italiane e delle persone che sceglieranno di acquistarle” come ha affermato il ministro dell’Agricoltura, Francesco Lollobrigida, in occasione della “Giornata europea del biologico”. “Bisogna mirare in alto e traguardare obiettivi più lontani”, afferma il presidente Lillo Alaimo Di Loro. “Il marchio del biologico italiano – continua Alaimo Di Loro – oltre alla possibilità di dare maggiore visibilità e riconoscibilità ai prodotti biologici italiani rispetto all’offerta globalizzata, potrà finalmente rappresentare il ‘vessillo culturale’ del modello biologico italiano”.
“La politica – prosegue il presidente di Italia Bio – deve proteggere il valore autentico e culturale del cibo da ogni ‘aggressione’ palese o occulta che vorrebbe ridurlo a semplice ‘nutrimento per il corpo’ privandolo della sua anima. Il cibo è piuttosto la sintesi straordinaria della terra che lo genera attraverso il lavoro dell’uomo e tale deve rimanere per dare vita alle comunità”.
“L’agricoltura biologica italiana, con i suoi numeri, la sua storia e la sua rete – conclude il presidente di Italia Bio – offre il modello culturale e gestionale più collaudato e sicuro per traghettare il sistema rurale italiano nella direzione delle comunità del cibo e dei distretti bio e slow, per concretizzare il concetto di sovranità alimentare e di diritto al cibo sano biologico e giusto”. È questa la strada obbligata per migliorare la salute dei consumatori, ridurre i costi sociali legati al dilagare delle malattie cronico-degenerative causate dalla cattiva alimentazione e ridurre i costi ambientali propri delle filiere lunghe convenzionali.