Mandorlo, produzione -70%: crollano occupazione e reddito

La Regione Siciliana si è dimenticata della mandorlicoltura. “Tra tutte le misure messe in campo per far fronte alle abbondanti perdite della produzione agricola e zootecnica in questi lunghi mesi di siccità, non ci sono interventi diretti alle coltivazioni arboree di cui la Sicilia è importante produttrice”, denuncia il presidente di Cia Sicilia Orientale, Giosuè Catania. «Fra queste – continua Catania – c’e la mandorlicoltura che, a causa della crisi climatica, nell’ultima annata agraria ha subito un calo produttivo del 70%». Il tutto, nero su bianco, è stato ricordato all’assessore regionale all’Agricoltura e allo Sviluppo Rurale, Salvatore Barbagallo, al quale è stato sollecitato un incontro con una delegazione di produttori di mandorle al fine di approfondire criticità e potenzialità del settore.
«Qualora perdurasse la situazione climatica riscontrata nelle scorse annate – avverte Giosuè Catania – l’intera produzione potrebbe scomparire. C’è a rischio la redditività dell’intero comparto».
Siccità e climate change deprimono la produzione di mandorle in Sicilia
In Sicilia la prolungata siccità nel periodo compreso tra il 2023-2024 ha generato, oltre all’evidente mancanza di piogge, anche la riduzione delle riserve idriche (es. falde acquifere, bacini artificiali). La conseguenza principale è stata una minore disponibilità di acqua durante le fasi critiche (fioritura, allegagione, crescita del frutto). Le temperature elevate nel periodo invernale, poi, non hanno reso possibile il fenomeno della vernalizzazione che è un processo fisiologico attraverso il quale molte specie di fruttiferi devono essere esposte a basse temperature, per un certo periodo di tempo, per stimolare la fioritura e completare il loro ciclo di sviluppo. Una severa riduzione dell’apporto idrico e delle condizioni idriche ottimali ha anche ridotto anche l’attività fotosintetica durante la fase di riempimento del seme. Ma c’è anche da considerare che uno stress idrico severo incrementa l’incidenza di mandorle con mallo aderente. La produzione mandorlicola, crollata del 70% è stata contraddistinta dalla diminuzione del calibro e dall’aumento del numero di mandorle vuote o malformate.
La coltura del mandorlo in Sicilia si estende per circa 21 mila ettari, con una produzione media annua (raccolta) di circa 378 mila quintali (corrispondenti 63 mila quintali di prodotto sgusciato) e rappresenta, insieme a quella della Puglia, la maggiore estensione in Italia e quasi il 10% del mercato mondiale. Le mandorle italiane (prevalentemente, siciliane e pugliesi) sono apprezzate per le loro caratteristiche organolettiche-sensoriali e vegono utilizzate nell’industria dolciaria ed in quella della cosmesi. Inoltre, grazie al forte legame con la tradizione culinaria, trovano largo utilizzo nella preparazione di prodotti tipici come confetti, torroni, frutta martorana (marzapane), pasta e latte di mandorla. A livello internazionale, la California è il maggiore produttore mondiale, rappresentando circa l’80% della produzione globale, la Spagna è il principale produttore europeo, mentre la Turchia mostra sempre più interesse nella coltivazione di frutta a guscio.
La proposta della Cia: una Igp anche per le mandorle siciliane
All’assessore Barbagallo, la Cia ha avanzato la proposta di istituire per la mandorla siciliana un marchio di Indicazione Geografica Protetta (Igp). Un marchio che, grazie alla certificazione, garantirebbe la tracciabilità del prodotto, offrendo ulteriori garanzie di qualità ai consumatori. «Tale riconoscimento – spiega Catania – contribuirà a valorizzare il nostro prodotto, storicamente annoverato tra i migliori al mondo, rafforzandone il posizionamento sul mercato nazionale e internazionale».
«È intenzione dei produttori impegnarsi per far rinascere il settore – conclude Catania – favorendo l’aggregazione del prodotto e documentando la tracciabilità per avere una presenza qualitativa e professionale sui mercati. Ma per fare questo è opportuno che la Regione e l’Assessorato si impegnino con interventi finalizzati alla salvaguardia delle produzioni che in questi ultimi anni hanno rischiato di scomparire e al rafforzamento strutturale delle aziende».