Huanglongbing: azioni comuni di ricerca, politica e filiera agrumicola

Una grave emergenza fitosanitaria minaccia l’agrumicoltura siciliana. Il patogeno ha già distrutto milioni di piante in paesi al di fuori dell’Europa. Ha un nome, Huanglongbing (HLB), difficile da pronunciare che sembra quasi uno scioglilingua, ma è noto anche come Citrus Greening o come “malattia del ramo giallo”.
Se n’è parlato ampiamente durante un convegno organizzato presso il Dipartimento DiA3 dell’Università di Catania ieri, 27 ottobre.
Organizzato dal Distretto Agrumi di Sicilia, il convegno è servito per creare consapevolezza diffusa e sensibilizzare produttori, tecnici ed operatori sull’Huanglongbing e per sollecitare le istituzioni ai diversi livelli affinché si crei la necessaria collaborazione con la comunità scientifica, i produttori e le organizzazioni di categoria per creare strumenti di prevenzione e contenimento capaci di fronteggiare questa minaccia. Insieme a produttori e aziende di commercializzazione, numerose le personalità presenti. Tra queste il Sottosegretario di Stato del Ministero dell’Agricoltura, della Sovranità Alimentare e delle Foreste, Luigi D’Eramo, l’Assessore Regionale Agricoltura, Sviluppo Rurale e Pesca Mediterranea, Luca Sammartino, e il componente della Commissione Agricoltura della Camera dei Deputati, Giuseppe Castiglione.
Dopo avere affrontato il virus della Tristezza, combattuto a suon di estirpazioni e successivi costosissimi reimpianti, gli agrumicoltori siciliani, per quanto resilienti, non ce la farebbero a resistere a una nuova fitopatia capace di distruggere produzioni e impianti. Per questo l’Sos lanciato ieri a Catania deve essere considerato con il giusto peso visto che l’offerta agrumicola italiana proviene principalmente dalle regioni meridionali, con Sicilia e Calabria che contribuiscono per oltre l’80% del totale. L’Italia, è stato ricordato ieri, rappresenta il secondo produttore di agrumi in Europa, subito dopo la Spagna.
«Perché non si ripeta quanto già accaduto a causa di altri batteri killer – ha detto il sottosegretario Masaf, Luigi D’Eramo – occorre potenziare la prevenzione, sia a livello nazionale che comunitario. Da parte nostra ci sarà massima collaborazione e l’impegno perché sia messo a punto quanto prima un piano pandemico per sostenere il settore. Inoltre, siamo convinti che occorra puntare sempre di più su innovazione e ricerca, fondamentali per fronteggiare gli effetti dei cambiamenti climatici».

«Un’azione coordinata a livello europeo e nazionale è essenziale per proteggere le coltivazioni agrumicole e preservare un settore vitale per l’agricoltura e l’economia. Siamo impegnati a lavorare con le istituzioni per mettere in atto queste proposte e garantire la sicurezza delle nostre coltivazioni di agrumi», ha affermato Federica Argentati, presidente del Distretto Agrumi che poi ha evidenziato il significativo percorso di sinergia tra la comunità scientifica e le rappresentanze del settore, sottolineando la cruciale partecipazione delle imprese, dei tecnici e degli operatori attivi nelle filiere agrumicole italiane. «La coesione che stiamo promuovendo attivamente, mentre mettiamo in risalto un problema di cruciale importanza, ha l’obiettivo di creare un modello d’eccellenza che coinvolga l’intera filiera agrumicola italiana. Ribadiamo la speranza che questa iniziativa possa svolgere un ruolo di catalizzatore tra le diverse realtà agrumicole presenti in Italia e accogliamo con estremo piacere l’impegno preso dal sottosegretario D’Eramo, su nostra richiesta, di lavorare su un “tavolo agrumi”, che ci darà certamente l’occasione di affrontare anche altre problematiche», ha concluso Argentati.
Il Citrus greening
L’Huanglongbing (HLB) è provocato da un batterio il Candidatus liberibacter che è classificato come “organismo nocivo da quarantena prioritario” ai sensi del Regolamento 2019/1702, il che mette in evidenza l’importanza dell’impatto economico nel caso di un eventuale epidemia.
Solo per avere un idea di cosa c’è in ballo, durante l’incontro di Catania, è stato ricordato che in Italia la superficie coltivata ad agrumi è pari a 150 mila ettari, con una produzione di 3,3 milioni di tonnellate all’anno, il cui valore si aggira intorno a 1,2 miliardi di euro.
A partire dal 2005, l’HLB si è diffuso nelle aree di produzione di agrumi in Florida, causando una riduzione della produzione dell’80% e il raddoppio dei costi di produzione.

Gli impegni del mondo della ricerca
«Il mondo della ricerca italiana – ha detto Alessandra Gentile, docente di Arboricoltura Generale e Coltivazioni Arboree presso l’Università degli Studi di Catania – è pienamente coinvolto nelle azioni da attuare sia nel breve che nel medio termine per fronteggiare la minaccia dell’Huanglongbing (HLB) e ha messo a disposizione le competenze necessarie». Poi sottolineando l’importanza di coinvolgere sin da subito tutti gli stakeholder in un’azione coordinata, ha proseguito: «Finora, abbiamo iniziato con la sensibilizzazione e l’informazione dei produttori tramite poster e incontri come quello di oggi. Nella fase successiva, prevediamo di organizzare corsi di formazione per affrontare il problema in modo più approfondito. Inoltre, stiamo sviluppando un’applicazione dedicata che presto sarà resa disponibile».
Riguardo alle azioni a lungo termine, la docente di Unict ha fornito alcuni dettagli: «Le azioni a lungo termine sono fondamentali e dovrebbero generare risultati duraturi. Queste comprendono la prosecuzione delle attività di ricerca, lo sviluppo di approcci biotecnologici, tra cui lo studio e l’utilizzo di resistenze ai batteri associati all’Huanglongbing o agli insetti vettori. Inoltre, stiamo lavorando sulla creazione di resistenze genetiche contro gli organismi associati all’HLB e sullo sviluppo di nuovi agenti per il biocontrollo della malattia. Queste iniziative richiedono tempo e impegno, ma sono fondamentali per garantire la sostenibilità a lungo termine dell’agrumicoltura».
«La Sicilia può diventare il primo polo di ricerca per la prevenzione delle fitopatie – ha affermato Giuseppe Castiglione, componente della Commissione Agricoltura della Camera – vista l’esperienza maturata dai diversi istituti regionali, soprattutto se riusciremo a continuare questo percorso iniziato dal Distretto Agrumi di Sicilia che ha visto oggi presenti tutte le componenti determinanti per il raggiungimento dell’obiettivo».
Le proposte degli agricoltori
Durante i lavori, le organizzazioni di categoria Confagricoltura, Cia, Confcooperative, Fruitimprese e Copagri hanno presentato un documento condiviso che sottolinea l’importanza di affrontare con determinazione e in modo sinergico la minaccia del Citrus Greening. “Riteniamo fondamentale – dichiarano – affrontare questa situazione in modo proattivo e adottare misure a livello comunitario e nazionale per proteggere le coltivazioni agrumicole”. A livello europeo chiedono di aumentare le misure di sicurezza per le importazioni, inclusa l’imposizione di trattamenti a freddo (Cold Treatment) e la chiusura automatica delle importazioni appena raggiunto un certo numero di intercettazioni. Tra le richieste anche la garanzia di uniformità e rigore in tutti i punti di ispezione alle frontiere europee, anche attraverso uno scambio di ispettori tra Stati membri.
A livello nazionale le richieste riguardano: il rafforzamento dei controlli sui prodotti di importazione e il miglioramento della conoscenza dei piani di emergenza per affrontare organismi dannosi come il Citrus greening; l’accelerazione dell’attuazione del piano di emergenza 2024 con il coinvolgimento di tutti gli stakeholder.
Ma non solo. Confagricoltura, Cia, Confcooperative, Fruitimprese e Copagri chiedono di investire in nuove varietà resistenti ai patogeni, utilizzando le NBT (Nuove Tecniche di Miglioramento Genetico); di continuare a sostenere le azioni di rinnovo varietale così da ampliare il calendario di maturazione e rafforzare il programma di risanamento; di attuare un piano di protezione contro l’invasione potenziale dei vettori e del patogeno nella regione agrumicola mediterranea e di autorizzare i laboratori abilitati ad allevare insetti predatori degli insetti vettori, facilitando la loro produzione e distribuzione agli agricoltori. Il riferimento è alla biofabbrica di Ramacca dell’Ente di Sviluppo Agricolo che, di concerto con l’Università ed altri enti come il Crea-Dc, potrebbe essere autorizzata ad allevare, confezionare e vendere agli agricoltori eventuali parassitoidi o predatori dei due vettori dell’HLB. E ancora la costituzione del catasto agrumicolo, nonché l’istituzione di un tavolo di concertazione con l’intera filiera agrumicola, il Ministero, i servizi fitosanitari regionali, il mondo della ricerca e le organizzazioni di categoria per sviluppare un piano di prevenzione e intervento basato su monitoraggi e controlli condivisi.
L’Assessorato regionale all’Agricoltura ha raccolto l’invito delle associazioni di categoria e si è impegnato a mettere in campo tutte le misure necessarie per prevenire il Greening degli agrumi, avviando contestualmente azioni di sensibilizzazione dei produttori siciliani sui rischi dell’emergenza fitosanitaria. L’assessore Luca Sammartino, presente al convegno, ha affermato: «La difesa del reparto agrumicolo richiede grande impegno e gioco di squadra: noi faremo la nostra parte».