Distretto Produttivo Agrumi di Sicilia, marchio registrato in Cina

Il Distretto Produttivo Agrumi di Sicilia è il primo marchio collettivo degli agrumi con il brand Sicilia registrato in Cina. Ad annunciarlo è la presidente Federica Argentati, dopo avere ricevuto la ufficialità del protocollo. «Credo che il Distretto si sia dotato di uno strumento che possa rappresentare un punto di forza per tutte le imprese che vogliano approdare nei mercati cinesi e che darà al comparto una marcia in più», dichiara la presidente Federica Argentati, appena rientrata dall’evento di Alibaba Italy “Customer First” organizzato a Milano.
«È stata un’operazione lunga e non semplice – aggiunge – ma è con soddisfazione che oggi annuncio alle imprese della filiera, e non solo a quelle di commercializzazione del fresco, l’opportunità di utilizzare un marchio “ombrello” con una chiara denominazione territoriale: Sicilia, un brand conosciuto ed apprezzato perfino in un territorio così distante, come la Cina che deve rappresentare qualità, know how, tutela contro le possibili contraffazioni e per le imprese, si spera, il giusto ritorno economico».
«Il marchio è di proprietà del Distretto – dice la presidente – e sarà messo a disposizione delle associate. Penso, in primis, a quelle con la certificazione Arancia rossa di Sicilia Igp, e arancia di Ribera Dop e i tre limoni Igp siciliani (Siracusa, Interdonato di Messina ed Etna). Ma non solo. Penso anche ai trasformati o comunque agli strumenti a supporto della filiera prodotti in Sicilia che potranno utilizzarlo in azioni di comunicazione». «Non mi sembra poco – aggiunge – in un momento in cui, dopo la pandemia, la Cina sembra essere un mercato sempre più interessante per le imprese di tutto il mondo e quindi ritengo anche per quelle siciliane».
L’idea è nata nel 2017 durante un evento di formazione organizzato dal Distretto nella sede della nostra associata Oranfresh e rivolto alle imprese della filiera agrumicola siciliana interessate ad affrontare il mercato cinese. Era l’anno in cui Italia e Cina siglarono l’accordo per l’esportazione degli agrumi via nave.
Appena un anno dopo, nel gennaio 2019, l’allora ministro del Mipaaf (oggi Masaf), Gian Marco Centinaio sottoscrisse un protocollo che permise alle arance di raggiungere la Cina anche in aereo. «Il Distretto Agrumi è stato determinante nel sollecitare questo importante passaggio – ricorda Federica Argentati – sollecitando l’allora ministro dello Sviluppo Economico, Luigi Di Maio. Importante fu anche il supporto del servizio fitosanitario della Regione siciliana e dell’ex assessore regionale all’agricoltura, Edy Bandiera».
Sei mesi dopo il Ministero degli Esteri, sempre su sollecitazione del Distretto Produttivo Agrumi di Sicilia, convocò un nuovo tavolo tecnico sull’export in Cina durante il quale emerse la necessità di attivare un’operazione di sistema, valorizzando principalmente i marchi collettivi a tutela delle nostre produzioni. «Al tavolo tecnico – ricorda ancora Argentati – si discusse di ampliare il protocollo Italia-Cina per l’export delle arance rosse ad altre produzioni agrumicole e delle azioni di comunicazione necessarie all’interno di una iniziativa di sistema». A quell’incontro parteciparono le imprese autorizzate all’export degli agrumi verso la Cina, l’allora presidente del Consorzio di Tutela dell’Arancia Rossa di Sicilia Igp, rappresentanti del Mise, dell’Ice Italia e Pechino e l’Ambasciata italiana a Pechino. L’arrivo inaspettato della pandemia impose lo stop a quella iniziativa che prevedeva già una campagna di comunicazione in Cina e l’organizzazione di un incoming di operatori cinesi in Sicilia, con il coordinamento sul territorio del Distretto Agrumi, mentre la principale parola d’ordine degli esperti era diventata quella di registrare i marchi e proteggere le produzioni.
«Come Distretto – conclude Argentati – riteniamo di avere svolto il ruolo al quale siamo chiamati ovvero quello di creare le condizioni, le connessioni, le opportunità, le strategie per la crescita delle imprese e del territorio con l’unico obiettivo di valorizzare le nostre produzioni agrumicole fresche e trasformate. Mi auguro che le imprese sapranno cogliere questa opportunità, non ci resta che aspettare e vedere che succede».