Fare sistema, innovazione e condivisione nel futuro degli agrumi

Fare sistema, innovazione e condivisione nel futuro degli agrumi

“Fare sistema” in agrumicoltura, una delle filiere rappresentative per il Paese, e avviare un concreto percorso di innovazione e condivisione con le aziende che parta dalle attività di ricerca per costruire “buone pratiche” che facilitino l’adozione di nuove metodologie sostenibili per la produzione. Su queste tematiche si è sviluppato il confronto tra gli attori del Distretto produttivo Agrumi di Sicilia e il ministero dell’agricoltura della sovranità alimentare e delle foreste, rappresentato dal sottosegretario Luigi D’Eramo, durante il “Focus Agrumicoltura: la sfida della sostenibilità e dell’innovazione nella filiera agrumicola”. L’iniziativa che si è svolta lo scorso 14 marzo a Roma presso presso la Sala Cavour del Masaf ha visto la partecipazione di rappresentanti del mondo accademico, associativo e istituzionale. 

Le sfide imposte dal climate change

«Per far fronte alle sfide legate al cambiamento climatico sarà fondamentale incentivare la ricerca e puntare sull’innovazione tecnologica così da poter avere un’agricoltura più moderna, produttiva e sostenibile, un obiettivo che è tra le priorità di questo dicastero», ha dichiarato il Sottosegretario al Ministero dell’agricoltura, sovranità alimentare e foreste, Luigi D’Eramo

A segnare la strada da seguire ha pensato Federica Argentati, Presidente del Distretto Produttivo Agrumi di Sicilia, Distretto che, com’è noto, riunisce i Consorzi di tutela delle produzioni agrumicole di qualità, le imprese agricole singole e associate, le società di commercializzazione e le industrie di trasformazione della filiera, oltre agli enti locali, di ricerca e le associazioni di promozione del territorio: «Promuovere la sinergia tra attori del territorio e stabilire un ponte tra accademia e mondo imprenditoriale può davvero fare la differenza in termini di resilienza e competitività, non solo di un singolo comparto ma del sistema Paese nel suo complesso, nel confronto con realtà nazionali in cui il supporto delle istituzioni è continuativo e alla luce degli effetti sempre più dirompenti del cambiamento climatico». «Obiettivo del Distretto – ha continuato Argentati – è da sempre quello di riunire e valorizzare tutte le tipologie di agrumi di qualità che rendono la Sicilia la principale regione agrumicola italiana e questi progetti dimostrano che solo portando avanti un percorso comune tra aziende e organizzazioni, anche a proiezione internazionale, possiamo ambire a tradurre in azioni concrete il bisogno di innovazione e l’obiettivo di essere sempre più sostenibili». 

E se il pubblico è distratto, interviene il privato

E dove non basta (o non c’è) il supporto pubblico, viene in aiuto quello dei privati. Nel caso del Distretto Agrumi di Sicilia è già da tempo attiva una collaborazione con una multinazionale “di peso”. «Grazie al supporto di The Coca-Cola Foundation, queste iniziative rafforzeranno lo sviluppo della filiera agrumicola siciliana, mediante progetti volti a valorizzare e dare nuovi impulsi ai territori», ha dichiarato Cristina Camilli, Direttore Relazioni istituzionali, Comunicazione e Sostenibilità di Coca-Cola Italia. «Crediamo – ha proseguito – che il contributo attivo e l’esperienza di diversi soggetti possano ampliare al massimo i benefici di una collaborazione che parte da esigenze comuni e di cui, grazie al percorso di innovazione promosso dal Distretto, tutta la filiera può beneficiare». Dal 2014 il braccio filantropico globale di The Coca-Cola Company ha supportato con oltre 2 milioni di euro iniziative quali la mappatura delle pratiche di irrigazione e la valutazione di nuove metodologie per l’uso sostenibile dell’acqua (A.C.Q.U.A. 1 e 2), la formazione di nuove professionalità (Social Farming) e l’analisi delle possibilità di produzione di energia dal sottoprodotto degli agrumi (Energia dagli Agrumi), proprio grazie all’interlocuzione con un soggetto aggregatore come il Distretto.

A.C.Q.U.A., irrigare meno, irrigare meglio

Tra i recenti progetti finanziati da The Coca-Cola Foundation c’è A.C.Q.U.A., acronimo di “Agrumicoltura Consapevole della Qualità e Uso dell’Acqua”. «I recenti episodi di siccità, che si estendono a diverse regioni, evidenziano sempre di più l’indifferibile esigenza di attuare politiche di risparmio idrico, specie nel settore irriguo che rappresenta più del 70% del consumo idrico a livello globale», ha dichiarato Antonino Cancelliere, ordinario di Costruzioni Idrauliche, Marittime e Idrologia del Dipartimento di Ingegneria Civile e Architettura (DiCAr) dell’Università di Catania. «I progetti A.C.Q.U.A. – ha proseguito Cancelliere – attraverso le installazioni sperimentali e il coinvolgimento di centinaia di aziende, hanno dimostrato che l’utilizzo di nuove tecnologie di monitoraggio dell’uso dell’acqua nella filiera agrumicola, basate sull’uso di droni e di sensoristica di campo, possono contribuire efficacemente alla riduzione dei consumi. Ma fatto ancora più importante è che i progetti hanno evidenziato l’interesse e l’apertura degli agricoltori verso tali tecnologie, confermando così l’opportunità di estendere il loro utilizzo su ampia scala». Le attività di A.C.Q.U.A., dal 2019 al 2022, si sono tradotte nella gestione dell’irrigazione in sei aziende agrumicole pilota con strumentazioni smart come stazioni meteorologiche con sensori e droni, con una riduzione nei loro consumi d’acqua stimata intorno a 1 milione di litri per ettaro all’anno.

Progetto C.L.I.M.A., dedicato alla sostenibilità

Durante il focus è stato presentato anche il nuovo progetto C.L.I.M.A. “Cambiamento, Lungimiranza, Impatto, Mentalità, Ambiente”, realizzato in partenariato con l’Alta Scuola di Formazione Arces e sempre con il supporto di The Coca-Cola Foundation. Il progetto mira a promuovere la consapevolezza della filiera agrumicola siciliana su azioni concretamente attuabili di economia circolare e consisterà anzitutto in scambi interaziendali e visite di siti sul territorio che consentano ad almeno 100 tra imprenditori, tecnici, studenti, operatori e rappresentanti della filiera di ripercorrere le iniziative già testate in questi anni. Verrà inoltre realizzato uno studio per approfondire le criticità correlate all’uso di acque di falda con elevato contenuto di sali, sulla base dei monitoraggi effettuati su 120 aziende della filiera nell’ambito della prima edizione del progetto A.C.Q.U.A., e per verificare la possibilità di trattarle sfruttando le diverse tecniche di de-salinizzazione.

Formazione e ricerca a braccetto

E, infine, ma non in ordine di importanza la formazione. «Oggi è impensabile fare agrumicoltura senza utilizzare gli strumenti della ricerca e della formazione.Il settore richiede infatti sempre maggiori e più numerose competenze negli operatori e maggiore competitività della filiera a tutti i livelli», ha commentato Francesco Attaguile, presidente di Alta Scuola Arces.

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