L’agricoltura per un terzo è donna. Le imprenditrici più resistenti alla crisi

L’agricoltura per un terzo è donna. Le imprenditrici più resistenti alla crisi

Le imprenditrici agricole rappresentano il 31 per cento del totale e resistono alla crisi. La loro incidenza percentuale sull’intera platea dei titolari di azienda agricola, infatti, si mantiene costante dal 2010 e risulta superiore a quella degli altri settori produttivi. Ma non solo. Le imprenditrici agricole hanno naturale propensione all’innovazione e alla multifunzionalità e capacità di saper leggere i cambiamenti economici e sociali che caratterizzano il contesto rurale. Lo ha sottolineato il coordinamento di Agrinsieme, che riunisce Cia-Agricoltori italiani, Confagricoltura, Copagri e Alleanza delle Cooperative Agroalimentari, intervenendo oggi 9 marzo in audizione in Comagri Camera nell’ambito dell’esame della proposta di legge sulla disciplina dell’agricoltura multifunzionale e la promozione dell’imprenditoria e del lavoro femminile nel settore agricolo.

Agrinsieme ha suggerito la costituzione di un Ufficio permanente al Mipaaf che, in accordo con gli enti preposti, si occupi espressamente di promuovere le competenze imprenditoriali delle donne e ha reiteriato la richiesta di ricostituire l’Osservatorio nazionale per l’imprenditoria e il lavoro femminile in agricoltura. La prima volta dell’Osservatorio risale al 1996 quando venne proposto e ottenuto in occasione della Giornata europea dell’agricoltrice. Poi venne cancellato nel 2012 dalla legge definita “spendig review bis”. Riattivando l’Osservatorio – sostiene Agrinsieme – si potrebbe contare su uno specifico organismo che si occupi di valorizzare e salvaguardare il ruolo delle imprenditrici nel settore primario mettendo a disposizione innanzitutto dati certi, ma anche normative, percorsi guidati per accedere ai finanziamenti e al credito, informazioni sulla pubblicazione di bandi, soluzioni per eventuali problemi procedurali e un punto di contatto con i competenti uffici delle regioni.

È molto sentita – prosegue in una nota Agrinsieme – la necessità di avere politiche che promuovano le competenze imprenditoriali delle donne, garantendo al contempo una maggiore formazione professionale e l’istruzione continua, fornendo altresì una appropriata consulenza finanziaria finalizzata a un miglioramento della qualità e a uno sviluppo sostenibile delle aree rurali.

In occasione dell’8 marzo – Giornata mondiale della Donna – Giuseppe L’Abbate, componente M5S in Commissione Agricoltura, è invece intervenuto indicando quali modifiche, alla luce delle criticità manifestate finora dalla misura, bisognerebbe apportare alla misura “Donne in Campo” per renderla davvero appetibile e concreta ora che la Legge di Bilancio l’ha rifinanziata con ulteriori 15 milioni di euro. «La cosa più opportuna – ha dichiarato L’Abbate – sarebbe trasformarla in un “voucher garanzia a costo zero” per l’apertura di una linea di credito, con la funzione di agevolare tutti gli investimenti al femminile, senza che le imprenditrici agricole debbano fornire i propri terreni a garanzia. In questo modo, realmente tutte le donne, giovani e meno giovani, avrebbero un plus da poter utilizzare per la crescita dell’azienda agricola che conducono. Il ‘Voucher Garanzia’ avrebbe un costo inferiore per il bilancio dello Stato di ‘Donne in Campo’ offrendo benefici maggiori: un esempio di efficienza e di corretto utilizzo delle risorse pubbliche». 

L’attuale formulazione della misura “Donne in Campo” permette di ottenere un mutuo sino a 300mila euro a tasso zero, finalizzato ad investimenti aziendali da garantire con beni immobili del valore pari ad almeno il 120%. L’imprenditrice deve comunque assicurare mezzi propri per il 20% del progetto di investimento. Non un gran vantaggio in questo particolare momento storico di tassi molto bassi che vengono proposti a chi, non partecipando ai bandi, non ha vincoli particolari soprattutto in termini di tempo. La misura Donne in Campo non appare molto appetibile se confrontata con quanto dispone Ismea nel bando “Subentro-Ampliamento”. Questo bando, infatti, assicura a tutti i giovani sostegno per investimenti sino a 1,5 milioni di euro con, in più, un fondo perduto del 35%. Dal confronto tra i due strumenti, pertanto, emerge come il primo sia unicamente utilizzato delle donne over 41 che, peraltro, potrebbero optare per un mutuo bancario magari di durata superiore visto che l’erogazione non è connessa alla partecipazione a un bando.

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