Manovra di bilancio, sparita la norma di contrasto all’Italian sounding

La “manina” che ha cancellato dal dl ristori i 100 mln di euro per le filiere agroalimentari è tornata in azione eliminando dalla manovra di bilancio anche i fondi per le associazioni e i consorzi che tutelano il made in Italy e facendo scomparire dal codice della proprietà industriale la definizione delle pratiche di Italian sounding come pratiche finalizzate alla falsa evocazione dell’origine italiana di prodotti.
La denuncia era stata fatta qualche giorno fa dai parlamentari della Lega Gian Marco Centinaio, già ministro dell’Agricoltura, e Giorgio Maria Bergesio, capogruppo in Commissione Agricoltura a Palazzo Madama. A loro si è unita anche Annalisa Tardino, europarlamentare della Lega e componente della Commissione per l’ambiente, la sanità pubblica e la sicurezza alimentare che ha chiesto “di mettere in atto con urgenza tutti i correttivi necessari a difesa del nostro patrimonio agroalimentare“.
Il cosiddetto Italian Sounding ogni anno sottrae 60 miliardi di euro all’economia nazionale e ai produttori italiani di eccellenze. Per questo l’europarlamentare di Licata ha espresso “grave preoccupazione” per la modifica della bozza dell’articolo 23 della nuova legge di stabilità: «La modifica alla proposta non è di poco conto – afferma Annalisa Tardino – e si aggiunge al taglio di 100 milioni di euro dal Decreto Ristori bis per le filiere agroalimentari, e che lascia via libera all’agropirateria, in un momento di grave crisi come quella attuale».

Nel frattempo il ministro Bellanova che, sollecitata da più parti, si è accorta della cancellazione della norma, è corsa ai ripari chiedendo al collega dello Sviluppo Economico, Stefano Patuanelli, di arrivare “presto a un chiarimento”. «Per una volta – afferma l’europarlamentare – ci troviamo d’accordo con il ministro Bellanova, unendoci a lei nella richiesta di chiarimenti al suo collega di governo, Ministro dello Sviluppo economico Patuanelli. Certo è che sarebbe stato opportuno intervenire prima della modifica, ma con questo governo siamo ormai alle comiche, e la nostra agricoltura subisce un ulteriore schiaffo».
A soffrire poi, in particolar modo, è il comparto olivicolo/oleario che rischia il collasso, come sottolineato anche da Francesco Di Giorgio, vicesegretario regionale della Lega Sicilia. «Le misure di sostegno fin qui adottate dal governo per chi è colpito dalle misure restrittive dell’ultimo Dpcm – ha proseguito la Tardino – non aiutano i produttori di olive e olio che rischiano un crollo del fatturato di oltre il 50%. La produzione olearia 2020 sta, infatti, soffrendo per il blocco degli ordini da parte di ristoranti, pizzerie, bar e alberghi. Inoltre, nelle regioni ‘rosse’ ed ‘arancioni’, come la Sicilia, il divieto di spostamento tra comuni sta anche impedendo ai cittadini di comprare l’olio direttamente dai produttori e negli oleifici di fiducia, il tutto a favore della grande distribuzione. Per le migliaia di produttori siciliani e italiani, si tratta di un altro colpo basso».