Aziende agricole, proposto lo stop al Registro nazionale debitori

La proposta parte dal Nord Italia, ma una volta tanto può trovare uno schieramento compatto formato da tutte le altre regioni, soprattutto da quelle meridionali, Sicilia in testa. L’obiettivo da raggiungere, del resto, fa gola a tutti: dire stop per qualche mese ai principali debiti delle aziende agricole. Questa mattina, con un documento congiunto, le Regioni Lombardia, Veneto e Piemonte hanno chiesto al governo nazionale la sospensione fino al 31 dicembre del Registro nazionale debitori per le aziende agricole. Gli assessori con delega all’Agricoltura delle tre Regioni – Fabio Rolfi della Lombardia, Giuseppe Pan del Veneto e Marco Protopapa del Piemonte – hanno scritto al ministro delle Politiche agricole Teresa Bellanova per chiedere di farsi carico della questione nella predisposizione dell’imminente nuovo decreto legge del Governo, il cosiddetto “Cura Italia 2” che la prossima settimana sarà al vaglio del Consiglio dei ministri.
Ovvio che nel caso passasse la richiesta dei tre assessori di regioni in mano al centrodestra (e sotto questo profilo non c’è da essere molto ottimisti), le altre regioni si accoderebbero immediatamente. E anche per gli agricoltori siciliani soffocati da vecchi debiti ed estenuanti pendenze economiche, un provvedimento del genere sarebbe un’autentica boccata di ossigeno.
“Le aziende agricole – spiegano nella lettera i tre assessori – hanno la necessità di reperire liquidità per ripartire e competere sul mercato. Altrimenti rischiamo davvero un pericoloso blocco dell’economia per quello che è uno dei settori trainanti delle nostre regioni e del Paese”. “La proposta – è scritto nella missiva – è finalizzata alla disapplicazione fino al 31 dicembre 2020, per le sovvenzioni, i sussidi, i vantaggi economici, i contributi, le agevolazioni e gli aiuti comunque denominati concessi dalle pubbliche amministrazioni, del recupero di somme iscritte sul registro nazionale debitori dovute dalle aziende agricole nonché delle procedure di riscossione coattiva ad esse connesse da parte dell’ente di riscossione”.
“Molte aziende agricole – proseguono gli assessori – per debiti con l’Inps o derivanti dalle quote latte o da contributi comunitari erroneamente erogati, non hanno la possibilità di accedere alle risorse messe a disposizione”. “Ci sembrerebbe buonsenso – concludono Rolfi, Pan e Protopapa – disapplicare questa condizionalità per qualche mese, alla luce delle criticità economiche derivate dalla diffusione del Coronavirus. Visto che fino a questo momento dal governo non sono arrivate risorse aggiuntive in ambito agricolo, crediamo si debba permettere a tutti di accedere almeno ai fondi esistenti”.
L’iniziativa delle tre regioni ha avuto subito l’endorsement dei vertici della Copagri. In una nota diffusa nel pomeriggio, il presidente nazionale, Franco Verrascina, approva senza mezzi termini la richiesta: “Condividiamo le richieste e la posizione assunta dagli assessori all’agricoltura di Piemonte, Lombardia e Veneto. Tali misure, infatti, consentirebbero di tirare un sospiro di sollievo alle tante aziende agricole del Paese strette nella morsa tra le problematiche ataviche del primario e gli aggravamenti derivanti dall’emergenza Covid-19, che sta colpendo a macchia d’olio i principali comparti della nostra agricoltura”.
“Un provvedimento che vada in questa direzione risulta non più differibile – prosegue nella nota Verrascina – in quanto occorre consentire una giusta ed equilibrata corresponsione degli interventi che dovranno essere concessi a tutte le aziende agricole, sospendendo pertanto almeno fino al 31 dicembre 2020 gli eventuali recuperi per compensazione”.
“Ci preme ribadire – conclude il presidente nazionale di Copagri – che in un momento particolarmente delicato quale quello attuale, la priorità deve essere quella di dare liquidità alle aziende; è per questo che abbiamo insistito per inserire il primario nel Dl liquidità ed è per questo che continuiamo a chiedere misure adeguate a garantire la ripartenza, ad esempio dando alle imprese la possibilità di congelare l’indebitamento pregresso attraverso l’erogazione di mutui a tasso zero a durata ventennale, o meglio ancora trentennale”.