Campagne, in Sicilia una siccità da record aggrava l’emergenza-Coronavirus
Non piove da settimane, anzi da mesi. Per l’agricoltura siciliana, la siccità rischia di essere pure più devastante del Coronavirus: non c’è abbastanza erba nei pascoli, mentre produzioni di foraggi e cereali (grano duro in testa) sono fortemente a rischio. «Proprio per questo motivo nella Conferenza delle Regioni dello scorso 16 marzo in cui si è discusso dell’emergenza-Coronavirus, abbiamo costituito un sottogruppo che comprende Sicilia, Campania, Puglia e Calabria, le regioni, alcune in toto altre in parte, che appunto all’emergenza Covid-19 aggiungono quella della siccità», afferma Dario Cartabellotta, dirigente del Dipartimento regionale agricoltura.
Siccità da Guiness dei primati
La siccità invernale del 2020 in Sicilia verrà ricordata negli annali: i primi due mesi dell’anno sono risultati i più asciutti dell’intera serie storica dal 1916, anno in cui sono iniziate le registrazioni nelle stazioni pluviometriche. E considerato come è andata finora a marzo, anche il primo trimestre dell’anno confermerà questo triste primato.
Per certi versi la situazione ricorda la siccità del 2002, anno in cui dovette intervenire la Protezione Civile per consentire l’acquisto di foraggi per gli animali che, altrimenti, rischiavano di morire di fame.
Il calo delle precipitazioni è decisamente preoccupante: meno 80% in gran parte della Sicilia. Le piogge di marzo sono state finora poco significative. Tuttavia, dicono gli esperti, almeno sulle aree occidentali, tirreniche e meridionali, hanno portato sollievo alle coltivazioni invernali attenuando, almeno parzialmente, il fabbisogno irriguo.
Gli esperti delle previsioni indicano che il meteo dovrebbe volgere a pioggia a partire da sabato 21 marzo. Ma non c’è da farsi illusioni. Se piogge ci saranno, non saranno così abbondanti da colmare il deficit idrico che ha caratterizzato l’inizio d’anno.
Abbastanza acqua negli invasi siciliani
Meno preoccupante, sostengono all’Autorità di Bacino, è invece la situazione degli invasi siciliani. Nonostante la siccità, le conseguenze sui volumi idrici invasati sono tuttavia molto limitate, tanto che, fatti i conti al primo marzo, la riduzione delle disponibilità nel mese è pari a soli 6,5 milioni di metri cubi circa.
Aumenta, è vero, il divario rispetto alle riserve presenti nello stesso periodo dello scorso anno, quando erano disponibili 110 milioni di metri cubi in più, ma la situazione si colloca comunque ben sopra i livelli preoccupanti del 2018, quando le disponibilità idriche erano inferiori di quelle attuali di circa 120 milioni di metri cubi. Tutto si spiega se si pensa a quanto siano state abbondanti le piogge di fine 2018 e di tutta la prima metà del 2019. Tanto abbondanti da consentire di “stivare” abbastanza acqua per coprire anche fabbisogni futuri.
L’acqua degli invasi, dunque, dovrebbe essere sufficiente a garantire anche quest’anno la regolare erogazione. Ma se questo può essere vero per gli usi potabili, non altrettanto potrebbe esserlo per quelli irrigui. Permangono i soliti problemi di distribuzione che ancora non sono stati risolti: reti colabrodo, impianti fatiscenti, perdite eccessive nelle condotte, riparazioni che non vengono effettuate per tempo. E, per finire, ciliegina sulla torta, i soliti contenziosi che non mancano mai tra agricoltori e consorzi di bonifica.
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