Giovani agricoltori, ai dubbi del M5S Bandiera risponde: pronti altri 700 decreti

Ancora una volta la sottomisura 6.1 del Psr Sicilia 2014-2020 si trova al centro di difficoltà di interpretazione e di richieste di chiarimenti. Polemiche che l’hanno fatta diventare anche occasione per una interrogazione all’Ars, forse un po’ tardiva, presentata dalla deputata regionale del Movimento 5 Stelle, Valentina Palmeri. «Con quali criteri – ha chiesto Palmeri all’assessore regionale all’Agricoltura, Edy Bandiera – sono stati assegnati i fondi del Piano per lo sviluppo rurale 2014-2020? E, in particolare, qual è l’iter procedurale relativo alla sottomisura 6.1 destinata ai giovani imprenditori?».

Non è detto chiaramente, ma l’interrogazione è mirata a fare chiarezza sui criteri adottati nella fase istruttoria delle domande. Pare, infatti – a sentire diversi progettisti – che benché si sia trattato di un bando regionale, nei nove ispettorati non si sia lavorato seguendo un medesimo criterio.
Replica senza alcun tentennamento l’assessore Bandiera: «Il Cga in sede cautelare prima e in sede definitiva il 15 gennaio scorso – dichiara a Sicilia Verde Magazine – ha ribadito la piena legittimità dell’operato dell’Autorità di gestione del Psr. Abbiamo già insediato 1000 giovani e siamo in procinto di insediarne altri 700. Chi ha dubbi, legga le ordinanze e potrà verificare il corretto operato».

La querelle era sorta dopo la notizia riportata da alcuni organi di stampa, secondo cui l’amministrazione regionale non avrebbe effettuato la verifica del punteggio che ciascuno dei 999 richiedenti si era autoattribuito in fase di “soccorso istruttorio”; punteggio sulla base del quale era stata poi definita una nuova graduatoria ed erano stati emessi i primi 971 decreti di finanziamento.
Per amore di chiarezza c’è da ricordare che questi decreti sono stati resi possibili grazie al pronunciamento del Cga che ha sospeso l’ordinanza del Tar, tribunale a cui avevano fatto ricorso alcuni agricoltori penalizzati dalla nuova graduatoria. Con il pronunciamento del Tar era stato, in pratica, rimesso in gioco il precedente elenco di finanziabili pubblicato lo scorso maggio. La graduatoria impugnata e poi sospesa, insomma, è tornata ad essere a tutti gli effetti quella valida.
In ballo ci sono, è bene ricordarlo, 260 milioni di euro che rappresentano la dotazione totale del pacchetto giovani, costituita da 65 milioni di euro per il premio di primo insediamento (in totale 1625 giovani da insediare) a cui si aggiungono i 195 per gli investimenti previsti dalle tre sottomisure: la 4.1 (160 milioni di euro), la 6.4a (25 milioni di euro) e la e 8.1 (10 milioni di euro).
«Molti dei giovani che hanno partecipato al bando della sottomisura 6.1 – ricostruisce Palmeri – dopo l’esame delle domande da parte delle commissioni erano rimasti fuori dalla graduatoria definitiva pubblicata lo scorso maggio. L’assessorato regionale dell’Agricoltura ha sospeso gli effetti della graduatoria e riaperto i termini per 30 giorni, per un riesame delle istanze sulla base del ricorso istruttorio. Il risultato è stato uno stravolgimento della graduatoria che ha visto l’ingresso di molti che in un primo momento erano stati esclusi e che hanno fatto scivolare verso il basso chi si trovava in posizioni vantaggiose e che, vedendosi così penalizzato, ha presentato ricorso al Tar».
«La vicenda – riferisce Palmeri – successivamente si complica, assumendo l’aspetto di un vero e proprio rebus. Due elementi, infatti, vanno a rendere più complesso un quadro già abbastanza nebuloso: anzitutto, la sentenza del Tar che, puntando il dito sulle mancate verifiche dei punteggi da parte della Regione, ha sospeso l’efficacia della nuova graduatoria e imposto all’Assessorato Agricoltura di prendere in considerazione quella pubblicata in precedenza; secondo elemento, il successivo decreto del Cga a cui si è appellato l’Assessorato che, nelle more della decisione collegiale, ha sospeso l’ordinanza del Tar».
In questo complesso quadro giudiziario molti giovani hanno letteralmente ondeggiato tra la certezza del finanziamento e la delusione dell’esclusione. Qualcuno, convinto di avercela ormai fatta, si è pure insediato come capo-azienda facendo le comunicazioni di rito all’Inps e all’Agenzia delle Entrate. Ma una volta fuori dall’elenco dei finanziabili, in molti hanno già fatto sapere di essere pronti a ricorrere in sede gerarchica. Una scelta certamente legittima, su cui però sono in molti a nutrire dubbi sia per l’esito che per l’ammissibilità giuridica.
E infine tra polemiche, ricorsi e controricorsi c’è anche chi ci ha messo già una pietra sopra e rinunciato del tutto. «In centocinquanta hanno fatto marcia indietro», ricordano in assessorato. Stanchi di aspettare? Oppure hanno deciso di fare altro? O ancora, come tanti altri coetanei, andranno a cercare fortuna all’estero?
Potranno esserci stati anche ripensamenti dovuti ad errori di valutazione, ma la ragione che appare più probabile è certamente un’altra: pensare di realizzare il proprio progetto, o buona parte di esso, senza l’aiuto economico del Programma di Sviluppo Rurale è un’utopia. Ma “mamma Regione” non può aiutare tutti. E bisogna farsene una ragione.