Siccità in Sicilia: desalinizzazione per salvare l’agricoltura

Siccità in Sicilia: desalinizzazione per salvare l’agricoltura

Collesano (PA) – La siccità in Sicilia sta mettendo in ginocchio il settore agricolo. I pozzi che una volta fornivano acqua preziosa per le colture oggi restituiscono liquidi salati, inadatti all’uso agricolo. La soluzione? Potrebbe arrivare dalla desalinizzazione, come dimostra il progetto IDRO.

Negli ultimi anni, il Sud Italia, e in particolare la Sicilia, ha dovuto affrontare una delle più gravi emergenze idriche degli ultimi decenni. A pagarne il prezzo più alto sono stati gli agricoltori, che si sono ritrovati con pozzi inutilizzabili a causa della salinità eccessiva delle acque di falda. Questo fenomeno, particolarmente accentuato nelle aree costiere, è dovuto all’intrusione marina causata dall’abbassamento della falda freatica. Ma anche in alcune zone interne, le analisi rivelano un livello di salinità incompatibile con le colture tradizionali come ortaggi e agrumi.

Di fronte a questa crisi, nasce il progetto IDRO – Irrigazione, Depurazione, Recupero, Opportunità, promosso dal Distretto produttivo Agrumi di Sicilia con il sostegno della Coca-Cola Foundation e in collaborazione con i dipartimenti Dicar e Di3A dell’Università di Catania. L’iniziativa punta a introdurre tecnologie innovative per il trattamento delle acque e a diffondere soluzioni sostenibili per il risparmio idrico in agricoltura.

Osmosi inversa: una speranza per l’agricoltura siciliana

Cuore del progetto è l’adozione della desalinizzazione delle acque di falda tramite osmosi inversa, una tecnologia consolidata a livello mondiale ma ancora poco diffusa nel settore agricolo italiano. Durante una giornata dimostrativa tenutasi al Golf Resort Madonie di Collesano, è stato presentato un impianto portatile sviluppato da un’azienda di Gela, la TWG, già utilizzato da alcune aziende orticole del litorale meridionale siciliano.

L’obiettivo è fornire agli imprenditori agricoli uno strumento per ottenere acqua irrigua anche in condizioni di emergenza, riducendo così il rischio di perdita dei raccolti e garantendo continuità alla produzione.

«Il progetto IDRO è un ulteriore tassello del nostro impegno per accompagnare la filiera agrumicola verso soluzioni innovative e sostenibili», ha spiegato Federica Argentati, presidente del Distretto Agrumi di Sicilia.

Federica Argentati, presidente del Distretto Agrumi di Sicilia

I nodi da sciogliere: costi e gestione della salamoia

Tuttavia, la diffusione della tecnologia non è priva di ostacoli. Uno dei principali è rappresentato dai costi energetici elevati per il funzionamento degli impianti. La soluzione proposta dagli esperti consiste nell’alimentare i sistemi con energia solare, attraverso impianti fotovoltaici o agrifotovoltaici, per abbattere le spese operative.

Un altro aspetto critico riguarda la gestione della salamoia, il residuo liquido concentrato in sali che si ottiene dal processo di osmosi inversa. Attualmente considerata un rifiuto speciale, la salamoia pone problemi normativi e logistici. Ma, come suggerisce Antonio Cancelliere, ordinario di Idraulica agraria all’Università di Catania, si potrebbe guardare all’economia circolare: «Con tecniche di evaporazione è possibile recuperare sali da riutilizzare in altri settori».

Federica Argentati mentre illustra il progetto con il prof. Antonio Cancelliere

Acque reflue depurate: un’opportunità ancora poco sfruttata

Il progetto IDRO esplora anche l’utilizzo delle acque reflue depurate in agricoltura, una pratica sostenibile che potrebbe contribuire a colmare il deficit idrico. Ma a frenare la diffusione sono diversi fattori, tra cui la resistenza culturale degli agricoltori e dei consumatori e la mancanza di infrastrutture dedicate, come condotte separate per il trasporto dell’acqua depurata.

«Molti depuratori non sono stati progettati per produrre effluenti utilizzabili in agricoltura», ha spiegato la ricercatrice Alessia Marzo, del dipartimento Di3A. «Tuttavia, è possibile implementare moduli di fitodepurazione per ottenere acque idonee all’uso irriguo, anche se servono ampi spazi per i bacini di trattamento».

Irrigazione smart: i droni per ottimizzare le risorse

Un altro aspetto innovativo del progetto riguarda l’uso di droni per monitorare lo stress idrico delle colture. «Questa tecnologia permette di intervenire in modo mirato, irrigando solo quando e dove serve», ha spiegato Cancelliere. In questo modo si riduce il consumo di acqua, si evitano sprechi e si tutela la salute delle piante.

Un modello replicabile per l’agricoltura mediterranea

Il progetto IDRO si configura, dunque, come un laboratorio a cielo aperto per sperimentare e diffondere soluzioni concrete contro la crisi idrica. La Sicilia, duramente colpita dal cambiamento climatico, potrebbe diventare un esempio per altre regioni italiane con problemi simili. Grazie alla sinergia tra istituzioni, mondo accademico e imprese, si sta tracciando una strada verso un’agricoltura resiliente e sostenibile, dove ogni goccia d’acqua viene valorizzata. E in un futuro sempre più segnato dalla scarsità di risorse, questa strada potrebbe fare la differenza.

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