Energia elettrica, ecco come recuperare le accise pagate ma non dovute

Energia elettrica, ecco come recuperare le accise pagate ma non dovute

Se negli anni 2010 e 2011 eravate già titolari di un’azienda agricola o agroalimentare e, tra le varie utenze, avete pagato bollette salate di energia elettrica, sappiate che adesso è possibile recuperarne una parte. Stiamo parlando dell’addizionale provinciale accise che in quegli anni le società che gestivano dei servizi di distribuzione di energia elettrica hanno caricato nel rendiconto delle spese, ad aziende di qualsiasi dimensioni e ad enti pubblici di varia natura, ma non ai privati (cioè, le utenze domestiche). Contro questo assurdo balzello numerose società avevano fatto ricorso alla Corte di Giustizia europea, che aveva dato loro ragione, tanto che tale addizionale nel 2012 era stata poi abrogata.

Ora, con la consueta esasperante lentezza della giustizia italiana, a fine 2019 la Corte di Cassazione – con due sentenze ravvicinate emanate in ottobre, la n. 27900/2019 e la n.27101/2019 – ha dichiarato l’inapplicabilità delle norme relative all’addizionale provinciale sull’accisa sull’energia elettrica, in quanto ritenute incompatibili con la normativa comunitaria che aveva portato, appunto, all’abolizione dell’imposta. Con queste due sentenze, la Cassazione, valutando l’addizionale come una seconda imposta sui consumi, ha in pratica confermato il diritto degli utenti di chiederne il rimborso almeno per gli anni 2010 e 2011 (quelli precedenti sono caduti in prescrizione). 

Per ottenere il “maltolto” è necessario eseguire una pratica articolata con istanza indirizzata agli uffici competenti. A detta degli esperti, non si tratta di un contenzioso difficile da istruire: non serviranno testimonianze, accertamenti o indagini ma è sufficiente aver conservato le bollette o le fatture di pagamento. Si tratta di cifre nell’ordine del 10% dei consumi energetici di ogni anno più l’Iva relativa. L’aliquota pagata in bolletta variava da provincia a provincia con un importo compreso tra 0,0093 €/kWh e 0,0114 €/kWh. Considerato, ad esempio, una piccola-media azienda con consumo anno di 500.000 kWh la spesa per accise potenzialmente recuperabile sul biennio potrebbe essere pari a 11.400,00 euro. Ovviamente, a potere essere chiamata in giudizio non sarà solo l’Enel, ma ci si potrà rifare nei confronti di qualunque altro fornitore di energia elettrica.

Attenzione, però: per potere chiedere indietro le somme, bisognerà intentare una causa civile. Le sentenze di Cassazione non fanno legge, ma valgono solo per il singolo caso preposto. Infatti, la cosa importante che viene sancita nella sentenza è che il richiedente il rimborso deve agire nei confronti del fornitore di energia. In sostanza, la materia non è tributaria, nonostante le accise siano un tributo: la lite è tra chi ha consumato energia elettrica e chi gliel’ha fornita, ed è quindi di competenza del giudice ordinario civile.

Superata la fase di emergenza Coronavirus, insomma, per avvocati e uffici giudiziari civili potrebbe arrivare un bel po’ di nuovo lavoro.

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