Assovini Sicilia: da InnoNDA nuove strategie per il Nero d’Avola

PALERMO – Riduzione del grado alcolico, biodiversità, uso delle anfore e innovazione microbiologica. I risultati di InnoNDA, progetto di ricerca sul Nero d’Avola promosso da Assovini Sicilia e sostenuto dal Psr 2014-2022, aprono nuovi scenari per il vitigno a bacca rossa più identitario della Sicilia.
Con la conferenza stampa di oggi, 30 giugno, si è, infatti, concluso il progetto realizzato in collaborazione con l’Università degli Studi di Milano, ISVEA e quattro cantine siciliane: Tenuta Rapitalà, Feudi del Pisciotto, Dimore di Giurfo e Tenute Lombardo. Finanziato nell’ambito della Sottomisura 16.1 del PSR Sicilia 2014-2022, il progetto ha proposto un nuovo approccio tecnico e sostenibile alla produzione del Nero d’Avola, vitigno simbolo dell’enologia siciliana.
Nero d’Avola e cambiamento climatico: la sfida dell’innovazione
Obiettivo principale di InnoNDA è stato affrontare le conseguenze del cambiamento climatico sulla viticoltura e rispondere alla crescente richiesta di vini a più bassa gradazione alcolica, mantenendo allo stesso tempo l’identità territoriale del Nero d’Avola.
«Si tratta di un progetto ambizioso ma concreto – ha dichiarato Lilly Fazio vicepresidente di Assovini Sicilia – che mostra come la sinergia tra ricerca scientifica e imprese vitivinicole possa offrire soluzioni efficaci alle sfide ambientali e di mercato, salvaguardando la qualità e la riconoscibilità dei nostri vini. Il progetto accende un riflettore su alcune difficili problematiche che le aziende siciliane del vino potrebbero trovarsi ad affrontare in futuro. Al contempo, suggerisce alcune soluzioni nell’arena competitiva, senza tuttavia tradire l’identità del vitigno».
Le quattro aree chiave del progetto
«Il progetto ha sviluppato quattro filoni di indagine che, comunque – ha sottolineato Daniela Fracassetti, docente presso l’Università degli Studi di Milano e responsabile scientifico dell’indagine – in futuro andrebbero approfondite per potere mettere a confronto i dati di più annate». Ma andiamo con ordine.
1. Tecnologie fisiche per ridurre l’alcol
Sono state testate tecniche a membrana e processi fisici come osmosi inversa, evaporazione sotto vuoto e contattore a membrana, per ottenere vini Nero d’Avola con grado alcolico inferiore, mantenendo intatta (o quasi) la qualità organolettica. I risultati dimostrano che l’affinamento in legno aiuta a conservare struttura e complessità nei vini a bassa gradazione, rispetto all’acciaio.
2. Innovazione microbiologica e lieviti non convenzionali
La ricerca ha esplorato l’utilizzo di lieviti non-Saccharomyces in combinazione con Saccharomyces cerevisiae, evidenziando una riduzione dell’alcol fino al 2%, migliorando le note fruttate e floreali. È stata inoltre sperimentata la tecnica ALE (Evoluzione Adattativa in Laboratorio) per selezionare ceppi di lievito naturali (non OGM) capaci di produrre meno etanolo e più glicerolo, rendendo il vino più morbido e rotondo.
3. Uso delle anfore nella vinificazione
La vinificazione in anfore di terracotta, con diversi gradi di porosità, ha mostrato un impatto positivo sul profilo sensoriale del Nero d’Avola: aumento delle note speziate e balsamiche, minore amarezza e maggiore persistenza aromatica. Le macerazioni prolungate, inoltre, hanno esaltato eleganza e complessità, con confronti positivi rispetto alla vinificazione in acciaio.
4. Valorizzazione della biodiversità e del terroir
L’analisi di vecchie vigne ha messo in luce una maggiore acidità naturale, concentrazione di antociani e flavonoidi, fondamentali per colore e longevità del vino. Le fermentazioni spontanee hanno inoltre rivelato un microbiota complesso e fortemente connesso al territorio, sottolineando l’importanza della biodiversità microbica nella definizione del profilo aromatico.
Un modello replicabile per la viticoltura siciliana
«InnoNDA – ha affermato la responsabile scientifica del progetto – ha dimostrato che è possibile conciliare innovazione e identità varietale. Le anfore si sono rivelate particolarmente adatte per valorizzare il Nero d’Avola, mentre i lieviti selezionati e le tecniche fisiche possono ridurre l’alcol senza compromettere la qualità».
L’esperienza ha evidenziato l’importanza dell’età del vigneto, della zona di provenienza e delle tecnologie di cantina nella determinazione del carattere del vino. Un modello di lavoro che guarda al futuro della viticoltura siciliana, con l’obiettivo di contrastare gli effetti del cambiamento climatico, soddisfare le richieste del mercato e rafforzare il posizionamento del Nero d’Avola sui mercati nazionali e internazionali.
Per approfondimenti www.innonda.org.