“L’arte di tirare la terra” iscritta tra le eredità immateriali della Sicilia

“L’arte di tirare la terra” iscritta tra le eredità immateriali della Sicilia

Nel Registro delle Eredità Immateriali della Regione Siciliana (Reis) c’è una new entry che rimanda immediatamente all’agricoltura e alle tecniche irrigue che risalgono alla presenza arabo-islamica in Sicilia. “L’arte di tirare la terra” da qualche giorno, infatti, fa parte del Reis della Sicilia (una sorta di Unesco di livello regionale). 

Di depositari di quest’arte e testimoni di tali saperi antichi ne sono rimasti pochi. Tra questi c’è Antonino La Mantia che è stato, appunto, inserito nel Reis perchè memoria vivente de “l’arte di tirare la terra”, una pratica di irrigazione e coltivazione la cui origine affonda le proprie radici nella sapienza idraulica degli Arabi che regnarono in Sicilia per oltre due secoli.

L’arte di tirare la terra è ancora praticata ma in maniera sporadica, e proprio per questo si poneva l’esigenza di tutelarne la memoria. Ma di cosa si tratta? È l’insieme delle tecniche di sistemazione del terreno finalizzate all’irrigazione per scorrimento e adottate prevalentemente nell’agro Palermitano o in quella che si amava definire Conca d’Oro. Simili tecniche erano tradizionalmente adottate anche nei “giardini” e negli orti dell’hinterland palermitano compreso tra Casteldaccia, Bagheria, Misilmeri, Ciaculli e nel Trapanese.

Quelle tecniche antiche di “tirare la terra” che, grazie alla grande perizia dei coltivatori, servivano a sistemare il terreno in modo che l’acqua potesse scorrere e raggiungere le piccole aiuole disegnate (sempre con la terra a colpi di zappa) intorno alle singole piante di agrumi e con una precisione tale che neppure una goccia ne veniva sprecata, ormai, in tempi di climate change e di siccità, fanno quasi sorridere perchè superate dall’irrigazione localizzata superficiale e dalla sub-irrigazione e da tutte le tecniche dell’agricoltura 4.0. 

E così, oggi, insieme alla tecnica antica che ormai in pochi adottano ancora, rischiano di perdersi anche gli antichi saperi. Dell’arte di tirare la terra che per secoli – e soprattutto dopo che i contadini scoprirono la tecnica di forzatura del limone – è stato il sistema che, prima della imperante globalizzazione, rese ricchi gli agrumicoltori della Piana di Palermo, resterà solo un ricordo. Ma grazie ancora a chi resiste e a chi l’ha voluta inserire tra i patrimoni immateriali da tutelare, verrà ricordata come un pezzo importante della storia agricola della Sicilia.

Per non dimenticare nessun particolare dell’arte di tirare la terra, il fratello di Antonino La Mantia ha raccolto in un interessante volume immagini e di riflessioni tecniche sugli agro-ecosistemi sorti nei giardini irrigati secondo la tecnica lasciata dagli Arabi. Tommaso La Mantia, docente di ecologia forestale presso il Dipartimento di Scienze Agrarie, Alimentari e Forestali dell’Università di Palermo non poteva fare a meno di trattare un tema a lui così caro visto che fa parte della sua tradizione familiare. Il volume non è solo un trattato di agronomia, idraulica agraria ed ecologia agraria. Dentro ci troviamo anche la storia di uomini e di donne che con l’arte di tirare la terra hanno avuto e hanno ancora grande confidenza.

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