Aras denuncia: la Sicilia del miele ha perso 800 mila euro

Aras denuncia: la Sicilia del miele ha perso 800 mila euro

La Regione Siciliana ha rinunciato a quasi 800 mila euro delle risorse dell’Ocm Miele destinati al comparto apistico regionale per il biennio 2023-24. Il Ministero dell’Agricoltura e della Sovranità Alimentare aveva proposto alla Sicilia un massimale di spesa di 1,381 milioni di euro per il 2023, altrettanto per il 2024. Massimale calcolato sulla base del numero di alveari presenti e dichiarati in banca dati nazionale al 31/12/2021. Stesso criterio quello applicato per assegnare in via provvisoria i fondi alle altre regioni.

Non si capisce perché, nel richiedere i fondi al Ministero, la Regione Siciliana ha optato per una cifra inferiore al massimale: 903 mila euro per il 2023 e 1 milione e 65 mila euro per il 2024. La somma “perduta” dalla Sicilia è andata alle altre regioni. Ed è cosí, che ad esempio, la Calabria con un patrimonio apistico di 132.290 alveari – di poco inferiore a quello della Sicilia che ne conta 135.615 – ha avuto assegnati 450 mila euro in più (1 milione e 353 mila euro a fronte dei 903 mila della Sicilia).

Contro questa decisione l’Aras, Associazione Regionale Apicoltori Siciliani, ha fatto ricorso e per le 425 aziende che rappresenta, ha chiesto il risarcimento del danno subìto. Un passo deciso all’unanimità lo scorso 22 febbraio dall’assemblea generale dell’Associazione come “atto estremo”, ritenendo inammissibile, nell’attuale situazione di crisi del comparto, la rinuncia a preziose risorse.

«In un momento in cui il patrimonio apistico regionale, così come quello nazionale, è a forte rischio di ridimensionamento, con tutti gli effetti negativi sulla biodiversità e la produttività di molte colture agrarie – dichiarano i vertici di Aras – rinunciare a importanti risorse economiche da utilizzare per il mantenimento e lo sviluppo dell’apicoltura siciliana, rappresenta un atto incomprensibile rispetto al quale attendiamo ancora spiegazioni», hanno dichiarato Antonino Coco e Giovanni Caronia, rispettivamente presidente e vicepresidente dell’Associazione Regionale Apicoltori Siciliani, durante la conferenza stampa convocata oggi, 7 giugno, presso lo studio dell’avvocato Nadia Spallitta che ha redatto il ricorso giudiziario e sta seguendo tutto l’iter del procedimento legale.

Come si divide tra le regioni il plafond nazionale?

L’avvocato Spallitta ha spiegato: «I fondi dell’Ocm miele erogati per una parte dalla Ue e per l’altra dallo Stato, cosí come indicato dalla stessa Unione, devono essere ripartiti tra gli apicoltori in base al numero degli alveari. Inspiegabile quindi il criterio adottato dalla Regione Siciliana per richiedere l’assegnazione dei fondi visto che la Sicilia, terza in Italia per numero di alveari, non lo è nella graduatoria dell’assegnazione delle risorse». «Abbiamo chiesto di conoscere il criterio adottato per la richiesta dei fondi assegnati dal Ministero alla Regione Siciliana – ha concluso – ma la risposta è stata elusiva e comunque non rispondente ai criteri normativi».

Sui criteri di distribuzione e di assegnazione degli unici fondi previsti a sostegno dell’apicoltura, cioè quelli dell’Ocm miele (Organizzazione comune di mercato del miele) il comparto apistico siciliano si confronta nell’apposito tavolo tecnico con l’amministrazione regionale da quasi due decenni. «Ma è ogni volta difficile – osservano i vertici di Aras – trovare e mantenere un punto di equilibrio che risponda agli obiettivi dell’Ocm miele posti dall’Unione Europea a causa della scarsità delle risorse, della frammentazione della rappresentanza apistica regionale e della continua rotazione dei funzionari preposti».

Scrittura dei bandi e portatori di interessi

«In generale l’amministrazione sceglie di accontentare quanti più richiedenti possibile, anziché indirizzare la spesa sulla base della produttività dell’investimento e sulla base degli interessi generali del comparto», ha affermato Caronia. «Chiediamo sempre che per la redazione del bando vengano tenute in considerazione le riflessioni e i suggerimenti dei portatori di interesse, primi tra tutti le associazioni degli apicoltori. Ma così non è», ha denunciato il presidente Coco.

«Inoltre è assolutamente necessario permettere agli apicoltori e alle loro associazioni di spendere efficacemente le poche risorse disponibili dando ad esempio una adeguata finestra temporale per lo svolgimento delle attività. Ogni anno – ha aggiunto Coco – la Sicilia è tra le ultime regioni in Italia nella pubblicazione del bando dell’Ocm miele; le scadenze di rendicontazione, uguali per tutta Italia, ci obbligano poi a realizzare le attività finanziate in tempi ristrettissimi e nei periodi di massimo impegno lavorativo per gli apicoltori». 

Ma c’è dell’altro. «La predisposizione dei documenti programmatori con la pratica del copia e incolla – ha detto Caronia – spesso fa perdere di vista le modifiche intervenute nelle disposizioni europee e nazionali e ciò porta inevitabilmente a commettere gravi errori». «Infine – ha continuato Caronia – negli anni si è rinunciato a qualunque controllo sulla qualità e sulla produttività della spesa erogata. Il mantra è sempre lo stesso: non abbiamo personale sufficiente per fare queste cose».

Nuovi fondi aggiuntivi

Nel frattempo, proprio oggi, sul sito del Dipartimento Agricoltura è comparso un avviso destinato agli apicoltori. Il Masaf ha assegnato alla Sicilia, dietro sua richiesta, ulteriori 178 mila euro con i quali si potranno finanziare tutte le domande presentate a valere sul bando 2023. «Non è una novità – hanno affermato Coco e Caronia – ogni anno la Sicilia ha goduto di somme aggiuntive rispetto a quelle previste dal bando e recuperate dalle economie realizzate dalle altre regioni. Questo, comunque, non compensa affatto il danno provocato al comparto dell’isola dalla mancata richiesta per l’annualità in corso di oltre 480 mila euro: la disponibilità di una somma inferiore a quella di fatto già riconosciuta dal Ministero, ha, infatti, comportato la riduzione delle risorse assegnate alle singole sottoazioni del bando e l’abbassamento dei tetti di spesa per ciascun richiedente: in questo modo ai singoli apicoltori è stata preclusa la possibilità di richiedere e ottenere un contributo maggiore». 

Tempi che non tengono conto delle peculiarità dell’apicoltura

«Infine – concludono i vertici di Aras – quest’anno, gli ingiustificabili ritardi burocratici hanno finora impedito gli investimenti programmati e, una volta giunti a stagione apistica inoltrata, si corre il rischio che decine di aziende possano rinunciare al finanziamento perché giunto “fuori tempo massimo“»

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