Agrobiodiversità dell’Etna, due giorni di seminari, incontri e laboratori

Agrobiodiversità dell’Etna, due giorni di seminari, incontri e laboratori

Nella sede del Parco dell’Etna, l’ex convento dei Benedettini a Nicolosi e fra i vigneti dell’azienda Serafica, a Nicolosi il 20 e 21 settembre verrà ospitata “L’agrobiodiversità ri-parte dall’Etna”, una due giorni con imprenditori agricoli, professionisti della trasformazione, della panificazione, della pizza, buyer e ristoratori per discutere di biodiversità agroalimentare, sostenibilità, valorizzazione dei vitigni “minori” dell’Etna e delle varietà olivicole coltivate sul vulcano. Il focus riguarda in particolare il versante Sud, forse il più frequentato dal punto di vista turistico (vista anche la vicinanza con la città di Catania) ma paradossalmente meno conosciuto per quanto riguarda i suoi prodotti agroalimentari.

La manifestazione organizzata dall’associazione Simenza e dall’azienda agricola Serafica, prevede incontri, laboratori, visite guidate per addetti ai lavori e degustazioni che mostrano come grano, vino e olio siano i vertici di un triangolo agroalimentare sostenibile dal punto di vista ambientale, sociale ed economico.

L’evento “L’agrobiodiversità ri-parte dall’Etna” coinvolge anche il Parco dell’Etna, l’Università di Catania,  il Comune di Nicolosi, l’assessorato regionale dell’Agricoltura, dello Sviluppo Rurale e della Pesca Mediterranea, il Consorzio della Doc Etna, le Strade del Vino, l’Associazione produttori olivicoli (Apo). 

Dall’inizio del XX secolo si calcola che sia definitivamente scomparso il 70% della variabilità genetica delle colture agrarie che si era conservata per secoli nelle varietà e nelle popolazioni tipiche purtroppo ritenute non più rispondenti alle esigenze della moderna agricoltura intensiva e per questo completamente abbandonate. Recuperare ciò che è ancora recuperabile è oggi una priorità non solo culturale ma anche ambientale ed economica, soprattutto in Sicilia dove, in molti casi, queste varietà ancora esistono grazie alla “vision” di imprenditori agricoli illuminati che, con fatica, le coltivano alimentando un processo virtuoso compatibile con il difficile adattamento ai cambiamento climatici in atto e alle nuove esigenze nutrizionali e “tecnologiche” richieste sempre di più nei processi di trasformazione.

L’obiettivo dichiarato dell’associazione Simenza e dell’azienda Serafica, unica produttrice in Sicilia della segale “Irmana”, una varietà resuscitata e riportata in coltura proprio sull’Etna, a Nicolosi, è quello di  diventare le portavoci dei valori che, attraverso i cereali siciliani, il vino e l’olio conducano alla tutela dell’ambiente e del paesaggio rurale, alla salvaguardia dell’occupazione, alla qualificazione del lavoro agricolo, allo sviluppo sostenibile sociale e economico delle zone di campagna soprattutto in relazione alle nuove generazioni, alla formazione e alla salute.  

La segale “Irmana” (o “Irmanu”, “Iermanu”, “Iermana”, “Granuiermanu”, tutti nomi che fanno riferimento alla Germania, paese dalla quale fu importata nei secoli passati), è coltivata dalla famiglia Serafica su un ettaro e mezzo a 900 metri d’altitudine. «Era uno dei cereali storici di Nicolosi – racconta l’agronomo dell’azienda Nino Serafica -. Quando nel dopoguerra i monaci benedettini ripopolarono i nostri territori e iniziarono a ricoltivare la terra, si scelse la segale perché era un cereale che si adattava bene in queste zone. Con il passare degli anni la coltura venne abbandonata e nel 2010 abbiamo deciso di riprenderla in via sperimentale. Abbiamo preso in gestione un terreno abbandonato, l’abbiamo ripulito dalla spazzatura, fatto un’opera di bonifica complessiva e seminato per la prima volta nell’ottobre 2020».

Quella coltivata a Nicolosi è l’unica varietà autoctona siciliana di segale Irmana e i semi sono stati recuperati quasi per caso grazie ad un vecchio contadino di Troina che ne aveva appena mezzo chilo abbandonato in un contenitore di coccio

La segale Irmana sarà la punta di diamante di un ragionamento che punta ad ampliarne la base produttiva in Sicilia con il coinvolgimento delle comunità montane dell’Etna e di tutta la regione. Per questo nella mattinata di lunedì 20 si terrà un incontro tecnico con docenti universitari, produttori, trasformatori,  panificatori, pizzaioli, mugnai, tutti attorno a un tavolo per arrivare alla stesura di un disciplinare siciliano per gli impasti della pizza realizzati con i grani antichi di Sicilia. La farina di segale, fra le sue qualità organolettiche, ha un indice glicemico molto basso e un quantitativo di minerali superiore amplificato dalle componenti del terreno vulcanico dell’Etna.

Il programma

Territorialità, contatto diretto tra produttore e consumatore, agrobiodiversità, rispetto per l’equilibrio ambientale, lotta al consumo di suolo e redditualità per i produttori, saranno i punti cardine del seminario previsto nel pomeriggio (ore 16,30) di lunedì 20 settembre dal titolo “Dialoghi sull’agrobiodiversità dell’Etna: l’esigenza di fare rete e dotarsi di regole” che tratterà delle potenzialità di tutti i prodotti agroalimentari presenti nel territorio del vulcano (vino, olio, segale, prodotti zootecnici) e della necessità di fare rete per valorizzarli. In questa sessione si parlerà anche di “vitigni reliquia” (a cura della prof. Elisabetta Nicolosi del Di3A Unict) le varietà di uva da “custodire”, ormai in via di estinzione) e della specie autoctona della “Capra argentata dell’Etna” (a cura del prof. Salvo Bordonaro del Di3A Unict).

I lavori introdotti e conclusi da Giuseppe Li Rosi, presidente Associazione Simenza, e moderati da Pippo Privitera, maestro gastronomo, saranno preceduti dai saluti di Carlo Caputo, presidente Parco dell’Etna, Angela Foti, vicepresidente Ars, Angelo Pulvirenti, sindaco di Nicolosi, Antonino Scilla, assessore regionale Agricoltura, Sviluppo rurale e della Pesca mediterranea, e Salvatore Luciano Cosentino, docente Università di Catania e portavoce Comitato tecnico scientifico Associazione “Simenza”. 

Tra gli interventi anche quelli di Dario Cartabellotta, dirigente generale assessorato regionale Agricoltura, Sviluppo rurale, Pesca mediterranea; Paolo Caruso, direttore Associazione Simenza; Andrea Serafica titolare azienda “Serafica terra di olio e vino”; Giosuè Catania,  presidente Apo (cooperativa di produttori olivicoli); ; Salvo Foti, enologo; Maurizio Lunetta, direttore Consorzio di tutela Etna doc.

Sempre lunedì 20 settembre ma questa volta alle 10 del mattino un seminario per addetti ai lavori: “La pizza in Sicilia: un’identità che nasce dal grano. Linee guida per la redazione di un disciplinare degli impasti dei grani antichi in Sicilia”. Coordinati dalla giornalista Concetta Bonini sono previsti gli interventi di Paolo Caruso, direttore dell’Associazione Simenza, e di Pippo Privitera, maestro gastronomo.

Martedì 21 settembre, invece, sarà dedicato ai laboratori sulle tecniche e metodologie per l’utilizzo delle materie prime dell’Etna che si terranno fra la sede del Parco dell’Etna e i vigneti dell’Azienda Serafica. Le sessioni saranno a cura di: Ercole Aloe, Tommaso Cannata, Valeria Messina, Friedrich Schmuck, Pippo Privitera, Riccardo Randello, Vito Riccobono. Questi i laboratori del gusto: segale e farine di frumento. Impasti e lieviti; cultivar e olio extravergine di oliva dell’Etna; vini dell’Etna. Sono previste anche visite guidate ai vigneti dell’Etna.

La partecipazione è gratuita ma limitata a pochi posti. Contatti: info@simenza.it; 3291666287- 3474045815

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