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Istituito al Mipaaf il Tavolo di filiera della canapa, 48 i componenti

tavolo di filiera della canapa

Era atteso da tutti gli operatori del comparto canapicolo. La firma del decreto di istituzione del Tavolo di Filiera della Canapa presso il Ministero delle Politiche Agricole, Alimentari e Forestali è stata apposta lo scorso 17 dicembre.

Ne dà notizia il sottosegretario Giuseppe L’Abbate che ha condotto il lungo lavoro di concerto conclusosi lo scorso settembre. Adesso la conclusione dell’iter con la designazione dei 48 membri che ne prenderanno parte: saranno coinvolti i ministeri dell’Interno, della Salute, dello Sviluppo economico, della Difesa e dell’Ambiente, l’Agenzia delle Dogane e dei Monopoli, le organizzazioni agricole, le associazioni e i portatori d’interesse del settore canapa, le università e gli Enti controllati Agea, Ismea e il Crea. I componenti del tavolo rimarranno in carica per tre anni.

«La canapa – dichiara il L’Abbate torna ad essere una filiera agricola e così diamo valore ai tanti operatori che stanno lavorando, non senza difficoltà, per ridare lustro ad un settore che ha visto l’Italia tra i maggiori produttori al mondo. Dopo l’approvazione della legge 242 del 2016, il settore della canapa ha finalmente un luogo dove poter discutere e affrontare le diverse problematiche e le questioni più dibattute per giungere a conclusioni condivise, anche con gli altri ministeri interessati, che possano sostenere e incentivare la filiera, creando così nuovi posti di lavoro e rendendo sempre più competitive le nostre imprese». 

Prevista nel più breve tempo possibile la convocazione della prima riunione del Tavolo durante la quale sarà stabilito il programma di lavoro per il rilancio della coltura che interessa il comparto agricolo e quello della trasformazione agroalimentare, tessile, edile e farmaceutica.

In un momento particolarmente delicato e complesso per il primario del Paese, ancora alle prese con le ripercussioni delle misure messe in atto per contenere la pandemia di Coronavirus – scrive Copagri – è fondamentale fornire ai produttori agricoli una ulteriore possibilità di diversificare il proprio reddito, puntando su una coltura strategica anche in termini di bioeconomia. Il coordinamento delle organizzazioni agricole e delle centrali delle cooperative agricole ricorda poi che che nella pianta della canapa sono presenti elementi di notevole rilevanza per i nuovi mercati della bioeconomia, quali le produzioni alimentari, la nutraceutica, la biocosmetica, la bioedilizia, le bioplastiche e il biotessile.

In Italia si è passati da circa 80mila ettari coltivati a canapa nel 1910 a poco più di 4mila ettari nel 2018, evidenziando la profonda trasformazione colturale avutasi nella nostra agricoltura nel corso di un secolo, periodo in cui della canapa industriale non sono stati conservati né germoplasma né la conoscenza delle tecniche agronomiche più efficienti. Secondo un report dell’associazione europea della canapa industriale Eiha, pubblicato a gennaio 2020 (dati 2018), la Francia domina la produzione europea con 17.900 ettari coltivati, pari al 37%, seguita dall’Italia e dai Paesi Bassi con 3.833 ettari. In Europa, la coltivazione si estende, infatti, su oltre 50mila ettari, con un aumento della produzione del 614% in confronto al 1993.

Secondo Copagri per poter meglio programmare la produzione di una coltura con una tradizione secolare nel nostro Paese che fino alla metà del Novecento era il maggior produttore comunitario, è necessario colmare il vuoto normativo legato all’applicazione della Legge 242/2016 per la promozione della filiera della canapa, così da poter operare nella piena legalità e nella tutela della salute dei consumatori attraverso la certificazione e la tracciabilità delle produzioni.

Il Tavolo di Filiera della Canapa, secondo Copagri, è il luogo dove può essere trovata la soluzione ai tutti i dubbi interpretativi della legge 242/2016; soluzione che è necessaria a dare la tranquillità operativa ai produttori. E ciò a maggior ragione, conclude la Copagri, alla luce della recente sentenza della Corte di Giustizia dell’Ue, con la quale è stato stabilito che sulla base delle attuali conoscenze scientifiche il cannabidiolo (Cbd), sostanza presente nei fiori di canapa, non può essere considerato come uno stupefacente e uno Stato Membro non può pertanto vietarne la commercializzazione nel mercato comunitario.

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