«È il momento – dichiara il presidente di Confagricoltura Ragusa – per questi disoccupati di dimostrare di voler lavorare e di voler dare un contributo alla nostra economia in una fase storica così complessa: il modo migliore per dare un senso a quello che dovrebbe essere un incentivo al lavoro e non un sussidio tout court».
Pirrè poi torna alla carica ancora una volta sul tema dei voucher, chiedendone la reintroduzione: «L’agricoltura – spiega – è nella fase in cui si sta programmando la raccolta estiva e in cui ci sono anche le campagne di manutenzione dei vigneti. Un momento, dunque, in cui c’è grande richiesta di manodopera rispetto alla media stagionale. Inoltre, dopo la fine del lockdown, c’è il rischio che tanti lavoratori extracomunitari tornino al loro Paese e che si fermino lì più a lungo».
In Italia si sta registrando un picco di richiesta che supera le 200mila unità. Vanno poi considerate le assenze dei lavoratori che, direttamente o indirettamente, sono entrati in contatto con il coronavirus e che, quindi, non possono recarsi a lavorare. Di conseguenza in Italia oggi il fabbisogno di manodopera si aggira intorno a 250mila unità e c’è difficoltà a far venire in Italia i collaboratori storici.
«Con i voucher – afferma il presidente di Confagricoltura Ragusa – daremmo la possibilità ai cittadini italiani di lavorare per brevi periodi nelle aziende agricole. L’impalcatura normativa non è semplice ed è per questo che come Confagricoltura, abbiamo chiesto che solo temporaneamente e solo in occasione dell’emergenza coronavirus, vengano reintrodotti i voucher, perché permettono alle imprese di sostituire il lavoratore “storico” che non è disponibile a causa della pandemia».
«Il voucher – chiarisce Pirrè – renderebbe più semplice la vita alle imprese. Inoltre, tutti i giovani che in questo momento non possono studiare e hanno del tempo libero potrebbero venire a lavorare in campagna. Uno strumento di semplificazione molto apprezzato da tutti noi. Ci vuole un po’ di coraggio: viviamo in una situazione eccezionale e occorrono strumenti altrettanto eccezionali. L’agricoltura può dare lavoro a chi, in un momento così complesso per la nostra economia, è alla ricerca di un reddito per sostenersi e ha voglia di mettersi in gioco».