Esa, si torna ai commissari tra rendiconti non approvati e cda decaduto
L’Ente di Sviluppo Agricolo della Sicilia torna alla gestione commissariale. E di commissari straordinari ne avrà addirittura due: Antonino Sutera per l’adozione dei rendiconti generali del 2018 e del 2019 e Gaetano Aprile per l’approvazione di dieci punti che il direttore generale “facente funzioni” dell’Esa ha considerato della massima urgenza.
I due consiglieri di amministrazione nominati nel 2017, Giosuè Catania, in rappresentanza delle organizzazioni agricole, e Calogero Sardo del movimento cooperativo, sono stati dichiarati decaduti con il decreto n. 49, firmato lo scorso 27 maggio dall’assessore regionale all’Agricoltura, Edy Bandiera. Il motivo? Il cda dell’Ente (comunque incompleto, con solo due consiglieri su tre, per la mancanza del presidente) non avrebbe approvato entro i termini di legge i rendiconti degli ultimi due esercizi contabili, il 2017 e il 2018.
In pratica, dopo avere messo messo a posto le carte per il periodo 2009-2017, il cda “monco” sarebbe inciampato negli ultimi due esercizi contabili, per via di una norma approvata dall’Ars nel 2016, modificata nel 2018 e infine adottata solo a partire dal gennaio 2019. Una norma chiara e tassativa, che prevede che i rendiconti degli enti vigilati dalla Regione vengano approvati entro il 30 giugno dell’anno successivo alla chiusura dell’esercizio. Ed è proprio questa l’inadempienza adesso imputata ai due componenti “superstiti” del cda dell’Esa.
Bandiera: «La decadenza del cda? Un atto dovuto»
Tutto regolare, nessuna levata d’ingegno garantisce l’assessore Bandiera: «Perché questo decreto di decadenza? Semplice, si tratta solo di un atto dovuto. Non farlo sarebbe stata da parte mia un’omissione», spiega a siciliaverdemagazine.it. E aggiunge: «Se non l’avessi fatto io, del resto, la decadenza del cda dell’Esa sarebbe stata decretata dall’assessore all’Economia». Cronaca di una morte annunciata, insomma.
Ma oltre alla decadenza dell’organismo amministrativo, c’è ora un altro problema di non poco conto. La stessa norma che impone termini rapidi per l’approvazione dei rendiconti, prevede infatti la nullità degli atti compiuti dagli organismi dichiarati decaduti.
I consiglieri dichiarati decaduti vogliono essere auditi
Catania e Sardo però non ci stanno a passare per amministratori inadempienti. E così hanno chiesto un’audizione al presidente della Regione, Nello Musumeci, all’assessore all’agricoltura Bandiera e a quello dell’economia, Gaetano Armao per potere raccontare “splendori e miserie” degne di Balzac, di un ente ormai decotto da almeno un decennio. Ma la richiesta finora non ha ottenuto risposta.
Nella lunga lettera inviata ai tre rappresentanti del governo regionale, i due ex consiglieri snocciolano tutte le difficoltà incontrate nello svolgere il proprio compito nel rispetto dei termini di legge. Si parla, quindi, dei ritardi del governo nell’approvazione del rendiconto 2017, senza il quale non si è potuto procedere alla predisposizione di quello del 2018; della mancata apposizione del visto di legittimità agli atti del cda da parte del direttore “facente funzioni”, Nicola Caldarone, nominato in sostituzione di Fabio Marino a cui era scaduto il contratto; di come alcuni importanti documenti richiesti dal Collegio dei Revisori venissero prodotti da Caldarone solo il 27 maggio, dopo numerosi solleciti e una censura inviata dai consiglieri di amministrazione; infine, la mancata nomina di un commissario ad acta con le funzioni di presidente, per l’approvazione di una ventina di “decisioni urgenti e indifferibili” per la stessa vita dell’Ente.
Senza presidente né commissario ad acta
Proprio l’assenza dal 4 marzo scorso della figura di un commissario ad acta con funzione di presidente, rappresenta un vulnus per tutta la vita dell’Esa siciliano. Dopo la revoca dall’incarico di Antonino Cosimo D’Amico, all’epoca anche capo dell’Ispettorato Agricoltura di Palermo, rimasto coinvolto in una spinosa vicenda giudiziaria, non è più stato individuato un sostituto. E la poltrona dell’Esa è rimasta vacante.
Ma perché un commissario con funzioni di presidente? Qui occorre fare un piccolo salto nel recente passato. Il cda dell’Ente di Sviluppo Agricolo della Sicilia è senza presidente da fine settembre del 2018, da quando cioè si dimise Nicola Caldarone, che all’epoca ricopriva la carica di vertice. «Me l’hanno chiesto e non ho potuto fare altrimenti», si giustificò Caldarone. «Quando mi sono insediato, me l’avevano detto chiaramente che sarei rimasto soltanto per poco», spiegò in un’intervista rilasciata a un sito siciliano di informazione. Che cosa era successo? Semplice, l’accordo di governo tra Musumeci e Forza Italia, che aveva espresso il “temporaneo” presidente dell’Esa, si basava ovviamente anche sulla spartizione delle poltrone degli enti. E nella spietata logica del manuale Cencelli, il presidente dell’Esa doveva essere espressione del partito del governatore. Via Caldarone, quindi, per fare spazio a un altro.
Ma è proprio qui che ora i conti non tornano. Musumeci, infatti, fino ad oggi s’è guardato bene dal procedere alla nuova nomina, visto che nella sua campagna elettorale aveva sempre ripetuto che l’Esa è “l’ultimo carrozzone della Prima Repubblica e come tale va sciolto”.
Un atto d’interpello al centro delle polemiche?
Insomma, una tipica storia di politica & poltrone in salsa siciliana. E che tutta la vicenda abbia dei contorni gattopardeschi lo testimonia anche il fatto che, dimissioni o no, Caldarone sia rimasto sempre all’Esa. Anche se adesso in una veste diversa: nello scorso dicembre, infatti, l’assessore Bandiera l’ha nominato commissario ad acta con funzioni di direttore generale.
Tutto a posto, quindi? Niente affatto. Il ruolo di direttore generale, infatti, dovrà essere presto ricoperto in forma stabile e non più da un commissario. E per fare ciò è prevista l’emanazione di un atto d’interpello.
Ma, stando alle voci che circolano nei corridoi dell’Esa, pare che proprio sui contenuti e sulle modalità di pubblicità di questo atto di interpello, i due consiglieri destituiti, Giosuè Catania e Calogero Sardo, avessero espresso nelle scorse settimane parecchie perplessità. Con la loro destituzione, a sbrogliare la matassa dovrà pensarci adesso il nuovo commissario ad acta, Gaetano Aprile. E non sarà un compito facile.
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