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Sos dalla Sicilia agricola del Sud Est: pochi braccianti, raccolta a rischio

Sud Est

Due distretti uniti nel lanciare l’allarme sulla mancanza di manodopera nella Sicilia Sud-orientale. Sono il Distretto Orticolo del Sud Est Sicilia e il Distretto del cibo del Sud Est siciliano. Insieme, queste due strutture contano oltre 400 aziende del sistema agroalimentare e dei servizi connessi, ed oltre 4.000 dipendenti.

Per evitare di mettere a a rischio la vendita e le forniture di generi alimentari a negozi e supermercati rimasti aperti dopo il provvedimento della Presidenza del Consiglio, secondo i due Distretti occorrono misure urgenti, idonee a sostituire o integrare la manodopera straniera, indispensabile per la tenuta e per l’esistenza stessa del settore agricolo, visto che gli stranieri costituiscono circa un quarto del totale della manodopera regolare nelle campagne, e ad agevolare quella ancora disponibile al lavoro nelle imprese locali.

Al tempo stesso, i presidenti delle due strutture del Sud Est della Sicilia (Ragusa e Siracusa), si preoccupano anche di contrastare sfruttamento e caporalato. Spiega Gianni Polizzi, direttore del Consorzio Orticolo, nonché coordinatore tecnico del Distretto del Cibo del Sud Est siciliano: «Secondo i dati dell’Ispettorato del Lavoro di Ragusa, infatti, nel 2018, su oltre 7mila ispezioni, è stato registrato un tasso di irregolarità pari al 54,8%, con oltre 5mila lavoratori interessati da violazioni. L’azione ispettiva di contrasto alle cosiddette cooperative spurie ha pure  accertato l’occupazione irregolare di oltre 28mila persone». 

Gianni Polizzi, direttore del Consorzio Orticolo del Sud-Est siciliano

Nella lettera inviata all’assessore regionale al Lavoro, Antonio Scavone, e per conoscenza all’assessore all’Economia, Gaetano Armao e all’assessore Edy Bandiera, il Distretto Orticolo del Sud Est Sicilia e il Distretto del cibo del Sud Est siciliano fanno precise richieste a cominciare dalla rimozione, in via eccezionale, di tutti i fattori ostativi e le limitazioni all’utilizzo dei voucher in agricoltura. Ma vanno oltre. Chiedono infatti di “agevolare l’accesso dei migranti irregolari presenti nei centri di accoglienza al mercato del lavoro agricolo, attraverso il tirocinio, rimuovendo anche il vincolo delle quote percentuali in relazione al numero dei dipendenti diretti, e vincoli burocratici talvolta inesistenti”.

E a tal proposito fanno un esempio per capire meglio il perché della richiesta. Il Centro per l’Impiego di Vittoria – scrivono nella lettera – non consente l’utilizzo del tirocinio per l’inserimento in azienda di tale target, in quanto non provvisto di certificazione di assolvimento dell’obbligo scolastico. Si fa presente a tale proposito però che questo target si riferisce ad una speciale disciplina, l’Accordo Stato-Regioni 7/Csr del 22 gennaio 2015 “Linee guida per tirocini di orientamento, formazione ed inserimento/reinserimento finalizzati all’inclusione sociale, all’autonomia delle persone e alla riabilitazione” che non prevede detto vincolo, e non risulta che la Regione Siciliana abbia disposto normativa specifica in tal senso.

Tra le richieste, inoltre, anche quella di “agevolare l’accesso di migranti regolari, che desiderino completare percorsi formativi iniziati all’estero, mediante tirocinio nel nostro paese. L’Accordo Stato-Regioni 99 del 5 agosto 2014, stabilisce Linee Guida in materia di persone straniere residenti all’estero; contrariamente a tutte le altre Regioni italiane, la Regione Siciliana non ha disposto normativa specifica in merito”.

Infine, l’elenco delle richieste si chiude con agevolazioni di carattere economico e fiscale alle imprese, alle persone ed agli intermediari di manodopera accreditati dalla Regione Siciliana, finalizzati a promuovere occupazione nel settore e gestire l’urgenza di domanda di lavoro in agricoltura.

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