L’assemblea è stata come di consueto l’occasione per fare il punto sullo stato di salute della CVA Canicattì che è ormai una delle realtà vitivinicole di qualità della cooperazione siciliana, piccola per numero di soci e superficie vitata se paragonata alle grandi, ma di grande interesse per i vini che ha in gamma e che il mercato cerca, riconosce e premia.
Il 2019 si chiude confermando un trend di crescita (pluriennale) più che interessante, soprattutto per alcuni vini che, viste le produzioni limitate, vanno sempre prima in esaurimento. È il caso del Fileno e dell’Aquilae Grillo Bio, per i vini bianchi e di Centuno Nero d’Avola e Diodoros, il vino prodotto nel vigneto della Valle dei Templi, per i rossi. «Si tratta di vini di fascia medio-alta che il consumatore trova al ristorante e in enoteca ad un prezzo equilibrato e competitivo, uno dei punti di forza di CVA sul mercato», spiega Giovanni Greco.
A cinquant’anni dalla sua fondazione, sono i numeri crescenti a confermare lo stato di salute della CVA, forte di un’immagine positiva, quella di piccola cantina sociale impegnata a produrre con qualità, che remunera il socio contadino e che costruisce identità di brand e di prodotto.
«Il cammino evolutivo della CVA – afferma Giovanni Greco – è stato costruito passo passo, con responsabilità e coerenza, guadagnando, vendemmia dopo vendemmia, in reputazione per il nostro marchio e per l’identità dei nostri prodotti. Questo ci ha consentito di raggiungere una crescita non episodica e fluttuante, ma stabile grazie all’incremento dell’export e il numero di Paesi oggi serviti, senza ricorrere al solo prezzo di ingresso, mantenendo il valore del nostro lavoro, anzi incrementandolo».
Alla routine – se così si può chiamare – della cantina sono aggiunti due linee innovative. La prima riguarda la crescita, sempre più strategica per CVA Canicattì, del progetto produttivo del Diodoros all’interno del Parco della Valle dei Templi, punto nodale di un processo di identificazione che questa cantina ha sempre ricercato con la Valle dei Templi di Agrigento. La seconda riguarda un nuovo progetto produttivo sull’Etna, in partnership con uno storico produttore della Doc del vulcano.